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E il capitano, come Ulisse approderà alla sua Itaca

Autore: Cinzia Fiori
Testata: Corriere della sera
Data: 4 marzo 2008

Il capitano Augustìus Mitsos è una leggenda della marina mercantile. Ha settantacinque anni ma non molla, continua a governare il suo cargo, nonostante l'armatore e la famiglia lo vogliano pensionare. Venerato dall'equipaggio, è sovrano e prigioniero dell'Athos III. Ha i suoi ricordi, è un uomo burbero, ma non è soltanto per questo che cena da solo in cabina, che conta i passi sul ponte e da anni non scende più dalla barca per un bicchiere all'approdo. Il segreto di Mitsos sta nei suoi occhi, che non vedono più. La nave è un mondo che conosce palmo a palmo e gli rinnova dignità a ogni traversata. Una volta, dopo la disgrazia, aveva pensato di darci un taglio: le trenta tonnellate di caffè che portava sarebbero state il suo ultimo carico. Ma ridursi a un pensionato pencolante tra le panchine del Pireo e per giunta ad affrontare da menomato la resa dei conti con la moglie e i figli, gli era parso troppo. Aveva rimandato. E la lista delle colpe s'era allungata con gli anni di latitanza. Dodici senza far ritorno a casa.

A sbrogliarlo dalle Catene del mare (traduzione di Maurizio De Rosa) sarà il figlio, con un espediente che renderà il giovane un adulto e porterà il padre ad accettare la senilità. Al libro di Ioanna Karistiani - premiato come miglior romanzo greco del 2007 - fanno da riferimento l'Odissea e la mitologia della Grecia classica. Così, Mitsos, carico d'anni e di ricordi come Ulisse, approderà infine alla sola Itaca che avesse mai conosciuto.