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Riccardi, la guerra nei Balcani thriller che allunga ombre sull'Italia dei politici corrotti

Autore: Alessandro Mezzena Lona
Testata: Il Piccolo
Data: 2 ottobre 2013

L'Europa e il mondo hanno cancellato troppo in fretta il ricordo dei Balcani in fiamme. Di una guerra sporca, combattuta fin dentro l'abisso dell'orrore. Trasformata in uno scontro etnico che non ha risparmiato nessuno: né uomini, né donne e men che meno i bambini. E per dimenticare meglio i registi del massacro che ha straziato l'ex Jugoslavia, alleanze mai confessate, interessi tessuti dietro le quinte,imbarazzanti amicizie, hanno provveduto a togliere forza perfino al Tribunale dell'Aja. Trasformando la caccia ai criminali di guerra in un fumosissimo gioco di ombre. Mal'Europa, il mondo non devono dimenticare quella guerra, quei morti. E la letteratura può aiutare a tenere aperta una finestra sul ricordo. Con romanzi coraggiosi e belli come"Venga pure la fine", capitolo secondo delle avventure di Rocco Liguori firmato da Roberto Riccardi e pubblicato dalle Edizioni e/o nella Collezione Sabot/age (pagg. 224,euro16,50). Scrittore per vocazione, che oltre ai thriller come "Undercover. Niente è come sembra" e "Legame di sangue" ha lavorato a lungo sulla memoria dell'Olocausto firmando tre libri ("La foto sulla spiaggia","La farfalla impazzita" e "Sono stato un numero"), Roberto Riccardi è colonnello dell'Arma dei carabinieri. Dopo aver diretto la Sezione antidroga del Nucleo investigativo di Roma e essere entrato nei contingenti di stabilizzazione in Bosnia e Kosovo, adesso dirige la rivista" Il carabiniere". Dopo il mondo della droga, al tenente Rocco Liguori tocca una nuova missione che arriva a distoglierlo dalla sonnacchiosa Alba. Il Comando generale dei carabinieri gli ordina di mettersi a disposizione del Tribunale internazionale dell'Aja. Motivo?Semplice: uno dei criminali di guerra dell'ex Jugoslavia, il colonnello serbo Dragojevi", condannato per la strage di Srebrenica e altri massacri, finisce in coma per avere ingerito una quantità mostruosa di farmaci ad alto rischio. Nessuno crede all'ipotesi del suicidio. Dietro l'apparenza così banale potrebbe nascondersi un piano di vendetta ben congegnato. Una resa dei conti portata a termine con lucida e implacabile precisione. Ma perché proprio Liguori? Tanto per cominciare, sette anni prima era stato lui a scovare Dragojevi" e a fare breccia nel solido muro di protezioni che lo nascondeva. E poi, il tenente ha un conto in sospeso con quella guerra. Perché l'Italia, all'ultimo momento, si era tirata indietro nella cattura del generale serbo. Spinta da pressioni occulte e imbarazzanti sui più alti centri di potere. Su politici inaffidabili e corrotti. Se non bastasse, lì nei Balcani il tenente aveva incrociato forse la donna della sua vita. La splendida Jacqueline, funzionaria della Croce Rossa. Ancora troppo coinvolta in una storia d'amore finita in maniera tragica. La guerra raccontata da Riccardi è un groviglio di intrallazzi e sentimenti, dolore e tradimenti, sangue e intermittenze del cuore. E quando Liguori crede di avere incastrato Dragojevi", di averlo assicurato alla giustizia nelle mani del procuratore all'Aja Silvia Loconte, è proprio lui, il criminale di guerra, a terremotare la partita a scacchi tra di loro. Quando propone all'investigatore italiano di continuare il colloquio per lettera. Tentando, così, di spiegargli meglio le ragioni della sua ferocia. Della totale insensibilità mostrata davanti al dolore delle sue vittime. E qui si apre la parte più bella e tenebrosa del libro. Dove Liguori scoprirà il fascino del Male, il richiamo ambiguo dell'abisso. Dentro una mente che è convinta, e vuole convincere chi la ascolta, di avere agito soltanto per il bene del proprio Paese. Spingendolo il tenente a sospettare perfino del figlio di Myklós Nyiszli, il medico che ad Auschwitz fu costretto ad assistere ai folli esperimenti sui prigionieri inventati da Joseph Mengele. Perché, in effetti, proprio lo psichiatra ungherese, l'erede della tragedia dell'Olocausto, avrebbe potuto architettare la morte del generale serbo. Per liberare l'umanità da un'altra belva. Ma la realtà è più torbida. E il finale porterà Liguori a scoprire la chiave del mistero in una corsa disperata tra ombre inquiete. Spiazzando anche il lettore più esperto del mondo dei thriller.