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Carnefice allo specchio

Autore: Gigi Riva
Testata: L'Espresso
Data: 18 ottobre 2013

Se non ci fosse Rocco Liguori sapremmo molto meno di quel mondo, misterioso per definizione, degli uomini che agiscono sotto copertura ("Undercover" è del resto il titolo del romanzo precedente di cui è protagonista). Liguori è il tenente dei carabinieri creato dalla penna di Roberto Riccardi, colonnello dell'Arma, che in "Venga pure la fine" (Edizioni e; o, pp. 231 € 16,50) si ritrova ad indagare sul misterioso tentato suicidio del colonnello Dragojevic, da lui arrestato sette anni prima, e poi condannato dal tribunale dell'Aia per la strage di Srebrenica (Bosnia). Tra il macellaio e colui che ha messo fine alla sua latitanza si è instaurato un fitto rapporto epistolare, come se l'uno non potesse prescindere dall'altro, almeno in un arco di tempo. Nella parte "gialla" del racconto si svelano trame, intrighi, inconfessabili ragioni di Stato, che inducono a pensare come nulla sia come appare. Riccardi, almeno parzialmente, scrive con tutta evidenza da persona informata dei fatti. Attinge a un bacino di conoscenza probabilmente mutuato, oltre che dall'esperienza personale, da quella di decine di altri colleghi. Ma, ancora più interessante della nuda sinossi, è il contorno che fa muovere e che anima con le figure più disparate. Come del resto accade davvero nelle missioni internazionali. Può succedere che un carabiniere di stanza nelle Langhe sia chiamato sul palco dove si recita la grande storia. E che, mescolato in quell'altrove dove nessuno sta a casa propria, viva un amore impossibile, reso struggente dagli aerei da prendere, ingigantito dall'eccezionalità della situazione, destinato a quel cassetto dove chiudiamo le nostre occasioni mancate. Che, proprio perché tali, continuano a persistere come un destino non attraversato: dunque foriero di rimpianti.