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L'attrice di Teheran

Autore: Marianne Payot (L'Express)
Testata: Internazionale
Data: 18 ottobre 2013

Grazia e bellezza. Queste due parole nascono spontanee leggendo L'attrice di Teheran, il nuovo romanzo di Nahal Tajadod dedicato alla giovane attrice iraniana Golshifteh Farahani. Ci immaginiamo queste due persiane esiliate in Francia -la prima più di trent'anni fa, la seconda da tre annimentre conversano con delicatezza in un giardino ombreggiato. È Nahal che ha preso l'iniziativa di incrociare il proprio sguardo con quello di questa figlia della rivoluzione del1979 e della Repubblica islamica, superstar nel suo paese prima di diventare persona non grata per aver recitato senza velo. Il risultato è appassionante. Con abilità, Nahal alterna la prima e la terza persona, l'Iran dello scià e quello dei mullah. Più che una generazione, è tutto un mondo che separa queste due donne. Nahal ha frequentato il liceo francese di Teheran, Sheyda (l'alter ego romanzesco di Golshifteh) i fastidiosi corsi di religione. Ma Sheyda, nata in una famiglia di intellettuali- suo padre è attore e regista teatrale, sua madre pittrice - è anche lei, a suo modo, una privilegiata. Attrice di doti straordinarie, sfugge alle vessazioni delle milizie islamiche grazie alla menzogna e all'ipocrisia, le due armi quotidiane dell'iraniano. Sfrontata, arriva perfino a mascherarsi da uomo, tagliandosi i capelli, per giocare a calcio, andare in bici di sera, passeggiare in montagna, tutte attività vietate alle donne. Un libro completo, che mescola testimonianza e storia d'amore, commedia e dramma, durezza ed eleganza.