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Credere nell'esistenza di una vita diritta

Autore: Lucilla Noviello
Testata: Leggere:tutti
Data: 26 gennaio 2014

Lo osserviamo seduto sul divanetto del bar: è semplice il suo sorriso. Ci invita, ci parla in modo pacato, usando le stesse costruzioni che usa quando scrive. Non ha fretta nel far scivolare le frasi e le parole. Non ha fretta nel pensare, nell'ascoltare. Nel guardarci. L'architettura dei suoi capitoli, quella dei suoi personaggi, è ambiziosa, precisa e mai ridondante. Così come il suo stile è asciutto. Dice ciò che deve. Poco di più solo in alcune liriche occasioni – molto rare, forse quando è molto innamorato. Roberto Riccardi ci accoglie lì, in pasticceria, e il modo in cui beve il latte di mandorle – il bicchiere è meno chiaro della luce che dai suoi occhi cerca di purificare tutte le cose intorno – ci fa pensare all'occasione che ha reso tragicamente violenti gli antagonisti delle sue opere: un caso, l'educazione, la geografia. Il suo romanzo, Venga pure la fine, edito da E/O è all'interno della collana sabot/ age, in cui le storie noir trovano spazio. Il personaggio che Riccardi ha descritto come protagonista, Rocco Liguori, gli somiglia. È un uomo che crede nel bene e nella possibilità dell'esistenza di una via diritta. "Mio padre e mia madre mi hanno insegnato il bello di ciò che sono". La verità e la religiosità della sua frase non ci appare né pedante né conservatrice. Il modo in cui tocca il lungo e grosso bicchiere e lo appoggia poi sul tavolo a riposare, allude a tutto il dolce gusto, tradizionale ma anche misteriosamente esotico – di ciò che sta bevendo e sembra diventare il succo dell'intera sua opera. Egli preferisce definire il suo romanzo un Krime. "È la scelta terminologica tedesca. Laddove c'è un delitto il genere è quello. Anche se tale scelta ci fa porre la domanda su quanta letteratura classica potrebbe farne parte, da Shakespeare a Dostojevski." Ma è il tempo l'elemento che muove ogni cosa nel suo libro. Il tempo in cui la guerra si svolge, in cui la vita ha inizio e fine, in cui le irripetibili esperienze si pongono agli abitanti dei luoghi – della Bosnia, in questo caso, durante il recente conflitto. Una politica e una storia intricate: e i personaggi, che hanno nell'esperienza diretta di Riccardi un'origine embrionale, poi si sviluppano, per conto loro, senza dimostrazione e senza consolazione. Eppure tale ci era sembrato il senso del titolo dell'opera. "C'è una resa agli eventi. Al male forse." A un inevitabile rotolare del tempo in cui ogni uomo avrebbe potuto essere migliore. Le donne sono le sue donne. "Due su tre personaggi femminili nascono da una mia esperienza diretta. Sono fondamentali nella storia. E parlano parecchio". Sono esseri fisici, così come lo è la guerra. "In ogni situazione estrema la fisicità si affaccia in maniera prepotente." Come a rivendicare un'esistenza materiale. Una vita essenziale oltre la sopravvivenza. La felicità ha un corpo, che prende il suo piacere, e lo dà, fortemente. "Rocco Liguori è un uomo che rischia. Combatte, affronta le situazioni, contrasta la paura." Più del suo personaggio, che è solo di carta, Riccardi ci appare solido. Eppure non è molto alto; non ha le mani grandi. E non ci guarda in modo profondo: la solidità del suo pensiero sembra poggiare altrove, in un luogo lontano eppure per lui molto sicuro, prossimo, compagno. "Liguori non odia. Indaga e risolve, se può. Non si sente mai superiore al criminale di cui deve occuparsi." Roberto Riccardi è educato: per questo non potrebbe mai farci sentire più piccoli, meno completi, più irrisolti. Ma la lontananza dalla quale proviene la sua certezza è quella propria della storia: la vita di un Paese, di un luogo in cui esistono giustizia e benessere. Un luogo di cui non è detto che noi si faccia parte "Liguori si ritiene fortunato. Ha la consapevolezza che esistenze diverse dalla sua, per cultura e occasioni, possano accadere." La stessa consapevolezza di Riccardi. Che però ogni tanto cede alle tentazioni: mangia il dolce che non dovrebbe, beve quel latte di mandorle. E ci scava dentro, proprio con gli occhi, attraverso il vetro opaco di quel bicchiere.