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"Sogni di marzapane" di Danila Bonito

Testata: lestanzedialba.blogspot.it
Data: 19 gennaio 2014

"Le parole mi aiutano a mettere a fuoco i sentimenti, mi costringono a dire la verità, a dare un nome alle emozioni. A tirare fuori quello che nessuno avrebbe voluto sentirmi dire".
Una donna si racconta. Meglio, si racconta in relazione a qualcosa di cui non ha mai parlato. E non perché non fosse importante. Semplicemente non era la parte che di sé poteva definirla agli occhi della gente per quello che sentiva di essere: la malattia, il diabete.
Una parola che avrebbe portato negli occhi della gente la stessa domanda: puoi fare una vita normale?
"Le parole sono convenzioni, chi stabilisce cosa sia normale?"
E allora sin da ragazzina si prende per mano la malattia e si impara a farsela compagna. Ma è lì, e in fondo "è la malattia della paura, di una paura che non assomiglia affatto a quella della morte. E' sospesa, quotidiana, camuffata, a tratti ha le sembianze di un pozzo nero". E nel pozzo nero si cade più volte ma si trova altresì la forza di tirarsene fuori, sempre, perché alla malattia, alla paura si reagisce. Prima si impara a riconoscerla, poi a non farsene sopraffare, poi a vincerla.
E si attraversano stagioni, si alimentano sogni, si concretizzano desideri. Si ama, si soffre, si sperimenta, si viaggia, si scelgono compagni di vita, ci si accompagna ad amici speciali, ci si realizza professionalmente, si spera con tenacia nella cura, in una cura che liberi milioni di vite dalla malattia e ci si affanna per accettare che forse non accadrà mai, che forse la liberazione comincia dentro di noi nel momento in cui si comprende che "i limiti non sono quelli che la vita ci pone ma quelli che poniamo a noi stessi".

Un diario intimo, "Sogni di marzapane". Il racconto nudo di una vita vissuta a pieno, a dispetto della malattia. Ricordi, poesie, aneddoti, stralci di viaggi, incontri, curiosità che ci parlano di Danila Bonito e della sua scelta, coraggiosa, di esporsi per aiutare quanti vivono la sofferenza di una malattia che ipoteca il futuro e fa dire "io nel mondo ci stavo in punta di piedi".
Una scrittura diretta, una narrazione profondamente vera. Riscrivendo una frase del libro verrebbe voglia di ringraziare l'autrice e dirle: 'ho letto senza neanche rendermene conto perché sentivo di avere davanti una persona che si fidava di me'. Ecco il lettore accetta la confidenza dell'autrice e ne fa tesoro.