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La Piccola Osteria

Autore: Francesca Visentin
Testata: Corriere del Veneto
Data: 7 febbraio 2014

C'è il Veneto della provincia estrema, quello di certi paesini di frontiera persi tra distese di campi e fossi, nel nuovo libro dello scrittore veneziano Massimo Cuomo: Piccola osteria senza parole (edizioni e/o, 248 pagine, 17 euro). In questo scenario il bar «Punto Gilda» è i l riferimento di un'umanità pittoresca e sgangherata: i ritmi quotidiani scanditi dal calcio in tivù, le slot machines, la briscola e le occhiate furtive al seno prosperoso della barista, «la Gilda». Cuomo, narratore acuto e ironico, crea personaggi indimenticabili, ritratti così nitidi da sembrare fotografie. La Piccola osteria senza parole è un microcosmo divertente e feroce allo stesso tempo, popolato di veneti ruspanti, bestemmiatori, razzisti, ma dal cuore morbido, che oltre l'apparenza becera, rivelano un altruismo sorprendente. La storia è un affresco riuscito della regione che i film di Carlo Mazzacurati e anche, recentemente, quelli di Andrea Segre, hanno raccontato con le immagini. Un Veneto in cui il paesaggio coincide con lo stato d'animo dei protagonisti e il bar rappresenta il fulcro pulsante di ogni avvenimento. Ma c'è pure un mistero che vena di giallo il romanzo e inchioda il lettore fino all'ultima riga: un venerdì 17 al «Punto Gilda » entra «uno straniero», un enigmatico meridionale, «il terrone », che osa sfidare il popolo degli abituali clienti, assorti tra il calcio in tivù e la briscola. «Come che l'entra ciapemo gol. El teròn porta sfiga»: diffidenza veneta, si taglia con il coltello e crea il gelo attorno allo «straniero» che si ostina a frequentare l'osteria e si aggira tra i dintorni, indagando tra chiese e campanili. Ai misteri che porta con sè «il terrone» s'intrecciano i segreti della Gilda, che dopo la morte del marito ha smesso in fretta il lutto e cambiato l'insegna della vecchia osteria da «Ombre Rosse» a «Punto Gilda». Insomma, tra vicende rocambolesche, lente giornate al bar, passioni furtive e un pizzico ben dosato di noir, il romanzo di Massimo Cuomo scorre via senza mai perdere il ritmo narrativo. Un libro che sorprende, sia perchè è una delle rare operazioni editoriali a firma di un autore veneto che porta elementi di novità, sia per la varietà di personaggi che Cuomo riesce a mettere in scena, senza fallirne uno. Una sorta di «Bar Sport» alla Stefano Benni, ma riveduto, corretto e con un impianto narrativo ben più solido e complesso. «Questa storia è stata in parte tradotta dal dialetto - rivelaMassimo Cuomo nella prefazione - . Sarebbe dovuta essere piena zeppa di bestemmie, da queste parti gli spregi a Cristo sono respiri, virgole, parentesi. Ho preferito lasciarle solo all'immaginazione, anche perchè il protagonista di questa storia giuro che non l'ho mai sentito tirare in mezzo il Signore. "Per quella faccenda delle nozze di Cana", ci spiegò un giorno. "Uno che trasforma l'acqua in vino merita rispetto". Così disse, fra le altre cose. Lo disse sorseggiando una Lemonsoda». I tipi veneti tracciati dalla penna dello scrittore veneziano fanno sorridere e a tratti commuovere. Cuomo sembra ridicolizzarli, ma poi fa emergere una profondità inaspettata che gli sgangherati avventori del «Punto Gilda» nascondono bene dietro l'impenetrabile patina grezza. Tanto che alla fine, tra quei cuori di burro, l'amore trionferà. L'autore Massimo Cuomo presenterà oggi Piccola osteria senza parole e i personaggi strambi che la frequentano alla libreria Feltrinelli di Mestre (ore 18), introduce l'incontro il giornalista Raffaele Rosa.