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"Sogni di marzapane" di Danila Bonito

Autore: Pietro Cheli
Testata: Leiweb
Data: 17 febbraio 2014

“Mia zia era diabetica, a un certo punto non ci vedeva più…”
Comincio dal fondo. Dalla frase sopra che, insieme a molte altre, fa parte di Cosa non dire mai a una persona con il diabete. Un esercizio raffinato e una saggezza conquistata perché la malattia raccontata con intensità, passione, dolore ma anche con ironia (raggiunta con fatica), è la protagonista di questo memoir. Danila Bonito scopre di esserne affetta a 14 anni. Da quell’età “comincia la vita che ricordo, pennellate sovrapposte, a tratti vivide, di colori cangianti nella luce intermittente dei ricordi”. Perché, confessa, “da allora non sono stata più sola”. Il rapporto con il diabete deta i tempi e segna ogni ambito della vita, a partire da quella privata. Dalla vergogna in epoca adolescenziale “mi sembrava fosse una cosa così brutta da doverla nascondere” alla speranza ingenua “fino ai diciotto anni ero sicurissima che prima o poi mi avrebbe abbandonata”. Da giornalista, Danila Bonito è stata per lungo tempo alla Rai, scrive un’inchiesta anche sui meccanismi psicologici di chi soffre e di chi la circonda. Ma allarga lo sguardo anche agli aspetti farmacologici ed economici, spiegando come limitino le ricerche. E lo fa, qui sta la forza di queste pagine, tenendo sempre al centro un’emotività coinvolgente. Avanzando nella lettura si entra in un mondo che diventa sempre più universale. La sua esperienza di fatto aiuta non solo i diabetici, ma chiunque debba affrontare la vita con una zavorra simile. Non dà certezze, non dà sollievo assoluto, ma aiuta far circolare quella leggerezza necessaria per affrontare una montagna (a tratti impossibile) da scalare. Aiuta a non farsi schiacciare dai condizionamenti che spesso sono autoimposti. Danila racconta le sue vittorie, i suoi errori e le sue ingenuità. Alla fine dopo il Cosa non dire mai, racconta che l’idea iniziale era realizzare una lunga intervista allo studioso Camillo Ricordi (sta a Miami, ma è italiano ed è il figlio di Nanni, l’inventore dei cantautori). Sarebbe stato un libro senza dubbio utile, ma non così potente come Sogni di marzapane.