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I delitti dell'ufficio postale, un giallo sotto la pioggia

Autore: Davide Morganti
Testata: Il Mattino di Napoli
Data: 24 giugno 2014

In «Rosso caldo» della Rinaldi nuovo caso tra Napoli e Pozzuoli


Dai libri bisogna sempre pretendere la vita, tirarla fuori, perché i libri quando si aprono decidono di raccontare e Patrizia Rinaldi, nel suo ultimo romanzo (Rosso caldo, edizioni E/O, pagg. 224, euro 16), ci riporta dai suoi personaggi, quelli che hanno animato precedenti storie (Tre numero imperfetto e Blanca), lo fa sotto la pioggia, usando dialoghi fitti proprio come fosse un temporale da cui però non si trova riparo perché sono vite continue che schizzano sulla pagina, rimbalzando male, dritto, storto, addosso e di lato; l'agente Carità, l'ispettore Liguori, la sovrintendente Blanca, mentre ogni esistenza scorre, si ritrovano a dover indagare su due morti, due persone che lavoravano nello stesso ufficio postale. Ma questo sembra l'unico legame, perché le morti si riferiscono a contesti diversi.
Se un giallo si fermasse al gioco dell'«indovina chi è l'assassino», ci troveremmo in mano un giocattolo che, giunto alla fine, avrebbe svolto la sua funzione, esaurendo il libro; per fortuna Patrizia Rinaldi è attenta ai personaggi, ora ironici ora dolorosi, tra i più riusciti le due anziane donne omosessuali che da decenni vivono insieme. «Te lo vorrei dire, ora. Sai, Alina, è una mese che il respiro scassato viene a me. Non ce la faccio più, sono esausta. Ho il piombo dentro le vene. La mattina mi sveglio che vorrei fosse già finito il giorno. Ogni passo mi rimbomba nella schiena e nello stomaco, ogni tanto mi fa compagnia una tosse che pare rumore di ossa». La tenerezza è quella dell'amore e dell'età, della fine che sta per arrivare e del tempo trascorso insieme, lo sguardo della Rinaldi è rivolto in ogni punto del testo, non solo alla conclusione.
Non manca l'umorismo, quello che serve a sopportare la morte, né le crisi private, la scrittura si contrae e si allarga a seconda di dove si trova: nelle stanze, addosso agli uomini, sulle spalle delle donne, in strada; e se i dialoghi sono continui, copiosi, quando le parole rallentano, cominciano a descrivere. «Martusciello invece avrebbe voluto essere altrove. Anche in casa sopportava male quei panni pesanti che coprivano il rumore delle voci e dei sentimenti duri nella cortina del non detto. Preferiva il rumore dei piatti tirati al muro, avrebbe scelto addirittura lo stridio di gesso degli affronti». I personaggi sono tanti, Ninì, la figlia adottiva di Blanca, Gianni Russo, suo padre, c'è Pozzuoli sotto la pioggia, c'è Napoli sotto la pioggia, la tangenziale, l'Arenella.
Gli uomini non finiscono mai, come le storie, Patrizia Rinaldi se li va a prendere e li lascia sulle pagine. «Si era affacciata alla porta della stanza per farsi guardare. Aveva fatto un giro su se stessa, ridendo contenta. Mariarca aveva allargato le braccia in segno di resa, davanti alla dimostrazione di un'eternità a cui non credeva: Alina non sarebbe cambiata mai, avrebbe continuato a somigliare alle casse di vita e vita che teneva conservate insieme ai vestiti esagerati e ai cappelli, ai guai e alle calze. Non si sa come». Di certi libri si diventa parte, questo, con la semplicità di che prova riallineare il caos, sa come fare.