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Un esordiente ha scritto il nuovo Jack Frusciante

Autore: Gian Paolo Serino
Testata: Libero
Data: 28 agosto 2014

Dopo tanti anni di vuoto esistenziale arriva nelle librerie un romanzo, Le rockstar non sono morte di Valerio Piperata (edizioni e/o, pag. 158, euro 14) che racconta una generazione, quella dei ventenni di oggi, ma senza essere generazionale. n libro dello scrittore, 23 anni appena compiuti, ha tutte le premesse per affermarsi come il nuovo Jack Frusciante: è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi che, nell994 con Traseuropa prima e Baldini e Castaldi poi, divenne un caso tanto clamoroso da essere inserito nelle antologie scolastiche. Brizzi era riuscito a comunicare a tanti giovani il disagio della crescita, di sentirsi "fuori dal gruppo" sullo sfondo della borghesia liceale di una Bologna "bene". Diventato un classico per tanti ragazzi ha poi portato immensa fortuna allo scrittore emiliano, che oggi è tra i pochi veri scrittori indipendenti italiani, capace di pubblicare romanzi per Mondadori come per la casa editrice Italica che ha fondato. Sottolineo che, occupandomi prevalentemente di lettera tura americana e di pochi scrittori italiani (su tutti Luciano Bianciardi e Pier Paolo Pasolini, di cui negli anni ho trovato e pubblicato molti inediti), ho comunque sempre seguito con attenzione gli esordi letterari di vari autori. Da Fabio Genovesi, che scoprii quando pubblicò per Transeuropa V ersilia Rock City, oggi diventato autore di culto per Mondadori, a Rosella Postofino al suo esordio con La stanza di sopra, straordinario romanzo pubblicato da Neri Pozza, e oggi autrice Einaudi; da Domenico Dara con Breve trattato delle coincidenze a Cartongesso di Francesco Maino, entrambi finalisti del Premio Calvino (e tra i migliori romanzi del 2014 ), a Mattia Signorini con Lontano da ogni cosa e La sinfonia del tempo breve, a tutt'oggi un capolavoro secondo me ancora incompreso dalla critica (edito da Ponte alle Grazie). Certo con gli americani riesco ad avere lo sguardo più lungo: fui il primo a scrivere di Una banda di idioti di John K. Toole, longseller di Marcos y Marcos, di Revolutionary Road di Richard Yates e di Stoner di John Williams, in particolare su quest'ultimo (un capolavoro che se no avete letto, dovete rimediare). Una premessa che serve, non per autocelebrazione (in molti casi non mi è mai arrivato nemmeno un grazie). ma per comprendere che ho un certo intuito a capire quando un romanzo potrà avere successo sia di critica che di pubblico. E questo è il caso di Le rockstar non sono morte: ad una lettura (im) mediata ero piuttosto scettico, ma immergendomi nel romanzo ho trovato un'ironia e una forza narrativa davvero rara. Certo: bisogna essere capaci di passare oltre a certi giovanilismi (in qualche caso forzati), ma il ritratto di Piperata segna l'esordio di uno scrittore di cui sentirete molto parlare. Perché è un romanzo onesto, passionale, scritto con la pancia ma al contempo con testa. Ogni pagina sembra nascere da un flusso narrativo, in realtà è studiata per capovolgere le sensazioni. Per chi ama le trame, il protagonista è un giovane liceale, del-sembra nascere da un flusso narrativo, in realtà è studiata per capovolgere le sensazioni. Per chi ama le trame, il protagonista è un giovane liceale, del-la Roma dei Parioli, che con i suoi compagni di viaggio ha l'idea, di questi tempi assurda, di formare una rockband. La ribellione si trova nella caparbietà di un protagonista che non si vuole piegare alla logica .commerciale di esordienti che devono fare la gavetta in locali e localini suonando delle cover, rivisitazioni di canzoni note, ma vuole imporre i propri testi e la propria musica. In pagine spesso di comicità esilarante, che sono perfette radiografie del voler essere artisti ai tempi di X Factor, Piperata riesce a coinvolgere chi legge (anche il lettore meno atttento alla musica) in una potente metafora che non riguarda solo le rockband, ma tutti quanti noi. Omologarsi al pensiero unico, rifugiarsi' in quell'utero matemo che è la conformità del pensiero comune, è un pericolo che può coinvolgere chiunque. Attraverso le logiche dello show business, capaci di stritolare i sogni di chiunque e di trasformarli in un unico desiderio di celebrità al neon (non importa cosa fai, basta apparire). In le rockstar non sono morte il protagonista "dice no": anche davanti alle pressioni della famiglia, ad un padre che pur sembrando assente è in realtà sempre molto presente con poche ma incisive parole. Anche davanti alle tante delusioni che qualunque esordiente, in qualsiasi campo, deve affrontare per non ridursi a a un turista della vita. A fare da sfondo a tutto questo uno scenario che anima anche l'universo musicale underground dove le cantine degli anni '70 si sono trasformate in costose sale prove ipertecnologiche; dove i manager discografici sono molto spesso dei ciarlatani capaci soltanto di non comprendere il genio, ma di sfruttarne le tasche. n tutto raccontato attraverso un'eccellente scelta di personaggi caricaturali che beri ritraggono, a partire dai nomi, un universo di disperati e di sognatori, comici involontari ma relitti umani che cercano di rimanere a galla in ogni modo. Non c'è un lieto fine in questo romanzo: Piperata non vuole illudere, ma ci consegna il ritratto di un mondo, non solo musicale, che, se lo accetti così com'è, come minimo è demenziale. L'ideologia della "Fantasia al Potere" è naufragata, ma ci è rimasta la fantasia. n che, è ancora molto.