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L'eleganza del gusto - Una Barbery culinaria prima del riccio

Autore: Cristina Taglietti
Testata: Corriere della sera
Data: 31 ottobre 2008

RIPUBBLICATO CON UNA NUOVA TRADUZIONE IL ROMANZO D' ESORDIO DELL' AUTRICE FRANCESE Un critico gastronomico sta per morire, con uno strano sapore in bocca

Siamo ancora in rue de Grenelle. O meglio ci siamo già. Nel palazzo signorile al numero 7, custodito da Renée, qui portinaia non ancora filosofa ma già consapevole della lotta di classe, monsieur Arthens, il più grande critico gastronomico del mondo, sta per morire nella sua camera, trafitto da un pensiero: «Morirò, e non riesco a ricordare un sapore che mi frulla nel cuore». L' uomo che ha creato e demolito reputazioni, che si è inebriato del profumo di un potere da monarca assoluto esercitato sulle più importanti tavole di Francia, dopo decenni di abbuffate, di alcol, burro, panna, salsa e fritture viene a mancare tradito dal cuore, sperando di trovare in quelle quarantotto ore di vita che gli rimangono un sapore che incarni la verità prima e ultima. «So che è un sapore dell' infanzia o dell' adolescenza, una pietanza primordiale e sublime che precede qualsiasi vocazione critica, qualsiasi desiderio e pretesa di parlare del mio piacere di mangiare». Lo sa e tuttavia il sapore preciso gli sfugge.

Monsieur Arthens è il protagonista di Estasi culinarie, primo romanzo di Muriel Barbery che l' editore e/o ripubblica con la nuova traduzione di Emanuelle Caillat e Cinzia Poli, sulla scia del successo del bestseller L' eleganza del riccio. Uscito nel 2000 in Francia, Une gourmandise (questo il tiolo in originale) era stato pubblicato in Italia da Garzanti l' anno successivo come Golosità ed era presto affogato nella vastità del catalogo. La voce di questo critico che assomiglia all' Anton Ego del disneyano Ratatouille si alterna a quelle di chi gli sta intorno, perlopiù sue vittime, a volte consenzienti come la moglie, i figli («tre esseri insipidi usciti dalle viscere di mia moglie, doni che le facevo svogliatamente in cambio della sua abnegazione di sposa ornamentale»), l' amante, l' allievo, la cameriera, il medico, il barbone all' incrocio tra rue de Grenelle e rue du Bac («Crepa, bello mio, crepa per tutti i soldi che non mi hai dato, crepa per i tuoi pranzi da riccastro, crepa per la tua vita da potente, non sarò certo io a esultare. Io e te siamo della stessa pasta»).

Ci sono anche la voce della statuetta di una Venere primitiva che da anni lo osserva nel suo studio, e persino quella dell' amato gatto Rick (chiamato così in onore del protagonista di Casablanca) che ha accompagnato, adagiato languido accanto a lui, la gestazione della sua opera grandiosa. Monsieur Arthens muore e la sua vita gli passa davanti sotto le sembianze, più che delle persone, delle pietanze che ha assaporato tanto che persino il cane della sua infanzia, di nome Rhett come il protagonista di Via col vento, deve buona parte dell' amore del padrone all' aroma di brioche appena scaldata che inspiegabilmente emana dal suo cranio. Così, in un continuo flashback, il profumo delle sardine alla griglia che il nonno cucinava nel giardino («la sardina mi avvolgeva il palato con il suo aroma immediato ed esotico; a ogni boccone io diventavo adulto e, mentre le ceneri marine di quella pelle squamata mi carezzavano la lingua, io mi elevavo»), si alterna allo stordimento del primo morso di sashimi, croccante eppure pronto a sciogliersi in bocca, «frammento cosmico alla portata del cuore», e al ricordo viscerale della kesra marocchina, pane friabile e dorato in cui il critico bambino ritrovava la consistenza della spiaggia appena lasciata. Nulla di ciò, neppure il sorbetto all' arancia, vera e propria «stalattite dell' infanzia», né le verdure crude con la maionese che, come nell' atto sessuale, vengono travolte dalla loro unione, incarnano però il sapore primordiale.

La storia è esile esile, l' alternanza di troppe voci narranti a volte rende la lettura un po' laboriosa, ma il racconto non è privo di quella grazia che ha trasformato L' eleganza del riccio in un caso letterario da un milione di copie vendute in Francia (in Italia ha superato le 400 mila). Estasi culinarie appare come una prova di quello stile che poi maturerà in modo compiuto nel Riccio. Muriel Barbery controlla una lingua ricca e precisa, capace di far sentire in bocca il sapore delle pietanze descritte, semina tra le righe i suoi riferimenti letterari, ma le riflessioni di carattere esistenziale e filosofico rimangono un po' in superficie. Così quando alla fine arriverà l' illuminazione, sarà insieme a un' ormai inutile saggezza che avvolge tutto nella coperta del rimorso. L' ultima lezione è semplice, a costo di sembrare banale: «Il punto non è mangiare né vivere, è sapere perché».