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Recensione 'I cacciatori di libri' di Raphael Jerusalmy

Testata: La ragazza che annusava i libri
Data: 27 novembre 2014

Un poeta. Un vescovo. Nobili casate che sfidano se stesse e il loro potere. I libri. La magia di testi preziosi, importanti, pericolosi. Il fascino di parole che potrebbero cambiare il mondo, aprire la mente, distruggere i dogmi. Pagine da sfogliare in silenzio, conoscenze da assumere con gli occhi serrati. Sullo sfondo di scenari epici che prendono vita, da Parigi, ad Acri, a Safed per poi inoltrarsi nelle meravigliose contrade di Gerusalemme e non solo, per ghermirci in una nube di enigmi e avventura. Un libro che sfida la sabbia e il sole della Terra Santa, un racconto che ci conduce tra gli amanuensi e gli stampatori, tra le corti europee e i mamelucchi, nel tentativo di preservare la libertà, la cultura, il pensiero dall’oscurantismo della Chiesa. Villon, intermediario tra le influenti forze in gioco, si trasforma in una guida d’eccezione, per portarci nell’epoca in cui l’Inquisizione allungava la sua mano sui libri proibiti, dove tutti noi lettori avremmo voluto essere, per salvarli, per opporci. I libri, indubbiamente, sono i veri protagonisti di questo libro. Arcani insinuatori di dubbi, silenti minatori di certezze.
I personaggi sono ben tratteggiati, François Villon spicca tra gli altri. Personaggi che non rivelano mai completamente le proprie intenzioni, ma che si fanno conoscere. L’unica pecca che ho riscontrato sono i dialoghi, pochi. L’indugiare nel discorso indiretto rende il racconto un po’ surreale. A contribuire a quest’impressione è probabilmente il cambio di punto di vista all’interno della stessa scena, poiché personalmente prediligo un filo più univoco. Lo stile enigmatico e i riferimenti ai testi classici, d’altro canto, mi hanno pienamente conquistata.
Per chiunque voglia amare il sapore elegiaco ed erudito di un’ode al libro, alla sua imprescindibile importanza nella storia. Per chiunque voglia immergersi tra le dune di sabbia e l’odore di testi polverosi, stringendo tra le dita il destino della Cristianità.

La mia nota curiosa
François Villon, protagonista del romanzo, è un poeta francese realmente esistito. Jerusalmy si propone di colmare con le sue narrazioni un periodo della sua vita per noi oscuro.

Frase sottolineata
Perché il suo destino non è inscritto nelle guerre ma nei testi, nelle Scritture. Più che costruita con pietre e mattoni, Gerusalemme è una città fabbricata di parabole e di sogni.


http://laragazzacheannusavailibri.blogspot.it/2014/11/recensione-i-cacciatori-di-libri-di.html