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Recensione: "I Cacciatori Di Libri" di Raphaël Jerusalmy

Testata: Bostonian Library
Data: 27 novembre 2014

Ambientato alla fine del Medioevo, all'epoca dell'invenzione della stampa, il romanzo racconta di una misteriosa cospirazione nata per contrastare l'oscurantismo della Chiesa e difendere la cultura e la libertà di pensiero dalla censura dell'Inquisizione.La singolare alleanza coinvolge nientemeno che il trono di Francia, i Medici di Firenze e un gruppo di monaci e di rabbini che operano a Gerusalemme in totale clandestinità, per conservare, ricopiare e diffondere le preziose opere del passato. Il personaggio principale del libro è il poeta François Villon, autore di celebri ballate e in un certo senso fondatore della lingua francese moderna.
Figura straordinaria e contraddittoria, letterato e insieme malfattore, all'età di trentun anni venne imprigionato per i suoi crimini e condannato all'impiccagione. Sappiamo che alla fine Luigi XI gli concesse la grazia, ma a quel punto di lui si perdono completamente le tracce. Jerusalmy si diverte a immaginare questa seconda parte della sua vita e gli affida il ruolo d'intermediario tra il sovrano e i membri della confraternita.
Villon è uno spirito libero e non si lascia manipolare né si piega agli interessi dei potenti. Affiancato dal burbero Colin e dalla bella e silenziosa Aisha, François persegue uno scopo tutto personale (a salvaguardia di ciò che lui definisce la "Parola") e conclude la missione in Terra santa in maniera imprevedibile.

Considerazioni.
Metà del Quindicesimo Secolo, un certo Francois Villon (famoso poeta/ladro/ecc... francofono è un personaggio realmente esistito), poco prima della sua esecuzione, viene (misteriosamente) graziato - da Re Luigi XI in persona - per poi sparire nelle nebbie del tempo e del momento.

Cosa è successo dopo? Nulla di certo, ed ecco dunque che Jerusalmy imbastisce una sorta di intrigante, misterioso piano/complotto che vede al centro della storia questo personaggio misterioso, dalla fine incerta e i libri.

Il fruscio della carta, lo spessore del volumi, i contenuti che lo amimano, il subbuglio che arrecano alle menti una volta sfogliati e letti costituiscono qualcosa di importantissimo, nel romanzo di Jerusalmy. 
Il potere che emerge dai libri, ci dice questo autore attento alle idee da veicolare e dalle precise pennellate storiche, è grandissimo ed è inteso come quello del pensiero, quello della libertà, dell'indipendenza dalle altre persone, dai dogmi, dalle credenze, ecc... 

E i potenti dell'epoca hanno un profondo terrore per la carta stampata, per quello che comporta avere un popolo istruito, cosciente, consapevole e proprio per questo combattono ufficialmente per la distruzione dei libri, per le idee sovversive e pericolose che ne derivano, ma ufficiosamente li tengono e li custodiscono come tesori, a cui attingere per conservare e acquisire sempre più prestigio, denaro e confermare la propria posizione di rilievo.

In questo contesto di sotterfugi, misteri, intrigi e lotte di potere, Villon si troverà coinvolto ben presto in un vero e proprio thriller d'altri tempi, in cui dovrà intraprendere un viaggio lungo, faticoso e irto di pericoli per raggiungere la Terra Santa e per incontrare una misteriosissima confraternita denominata "I cacciatori di libri", che per giungere ai suoi scopi intraprende dubbi rapporti con personaggi importanti come i Medici o trattare addirittura con il Vaticano con Papa Pio II alle redini.
Quello che Villon e il suo strambo compagno di avventure, Colin, scopriranno e compiranno e cosa che vi lascio scoprire durante la lettura, ma sappiate sin da subito che è un romanzo da tenere in considerazione. A partire dallo stile di Jerusalmy, che rievoca il tempo in cui è narrato e proponendo il racconto mediante un'espressione forbita, palesemente cosciente delle sue capacità stilistiche e all'altezza della storia complessa, è cosa da leggere e che procura una certa ammirazione e crescente interesse per le suadenti ambientazione medio orientali, quanto per quelle francesi, per la ricostruzione delle ambientazioni, molto diverse, che vengono attraversate dai due protagonisti e infine per la caratterizzazione dei personaggi, che sono interessanti e per cui l'autore si prodiga moltissimo per rendere credibili, misteriosi.

E il mistero è la vera parola chiave che aleggia per tutto il romanzo e oltre. Jerusalmy è profondamente consapevole del fatto che il mistero ghermisce il lettore spingendolo ad inseguire la storia e per questo è avaro di indizi, che snocciola con parsimonia, che ci offre, ma senza concedere completamente e lasciando un'aurea di insoddisfazione, di sapiente incompletezza che rende giusto il non sapere, giustificato e giustificabile scelta, data la bella storia che lascia alle spalle, per cui ben venga.

E' un romanzo fuori dal tempo che può essere letto in ogni momento, apprezzato da lettori di ogni età, che gradiscono i complotti, soprattutto se collocati indietro nel tempo, con tanta bravura da parte dell'autore nel renderli appassionanti e degni di nota anche per lo stile che lo caratterizzano.





Raphaël Jerusalmy, ex agente dei servizi segreti israeliani, in seguito impegnato in azioni umanitarie, ora commercia in libri antichi a Tel Aviv. Il suo primo romanzo, Salvare Mozart (Prix Roblès 2013), è uscito per le edizioni e/o nel 2013.

http://bostonianlibrary.blogspot.it/2014/11/recensione-i-cacciatori-di-libri-di.html