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Nè padri nè figli

Autore: Teo Lorini
Testata: PULP Libri
Data: 13 luglio 2006

Fra i pregi di questo romanzo d’esordio primeggia senza dubbio la figura di don Paolo. Sacerdote e animatore di una parrocchia “di frontiera”, indocile a chinare la testa davanti agli intrighi dell’arciprete in odore di connivenza colla criminalità organizzata, costretto a vivere nella clandestinità e nella colpa la sua storia con Anna, il prete raccontato da Osvaldo Capraro non è soltanto un personaggio azzeccato e vivissimo, ma il simbolo di una distanza che è allo stesso tempo dolorosa e crudele.

La distanza che separa ogni giorno di più la Chiesa cattolica dal mondo reale, che la rende una cosa morta e pietrificata, un sistema di segni senza più riferimento con l’esistenza, avvicinandola inevitabilmente ad altri sistemi di segni, ad altre “cose” monolitiche, autoreferenziali, che lacerano la società italiana. “Cose” a cui conformarsi o da cui essere esclusi. Cose nostre.

Ma questa messa a fuoco lucida e insieme antiretorica è solo la sorpresa più bella di un noir corale che azzecca anche l’ambientazione in un panorama, Brindisi e il Salento, ancora poco sfruttato (tra i pochi predecessori, il sottovalutato Ombre sull’Ofanto di Raffaele Nigro). E ancora la lotta fra le famiglie della Sacra Corona Unita, la posizione ambigua dello Stato e quella, ancora più difficile e compromessa, di molti suoi rappresentanti. Completano il giudizio positivo altri personaggi felicemente riusciti (Teodoro, sicario capace di affetti insospettati, il Napoletano, sbirro brutale e astuto) e lo stile saldo, secco e feroce di Capraro.

Dispiace allora che, avvicinandosi la conclusione, la dimensione corale venga abbandonata in modo repentino e non del tutto indolore (che fine ha fatto Maria? Perché don Paolo scompare così bruscamente?) mentre l’attenzione si concentra sul personaggio di Mino, nel tentativo maldestro di trasformare Né padri né figli nel Bildungsroman di un giovane predestinato alla criminalità. E se questa scelta infelice lascia il lettore con una certa delusione, non pregiudica tuttavia il valore complessivo di un esordio che interessa e fa ben sperare per il futuro.