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Intervista a Stefania Nardini- Jean Claude Izzo, storia di un marsigliese

Autore: PATRIZIA DEBICKE
Testata: Milanonera
Data: 16 febbraio 2015
URL: http://milanonera.hotmag.me/intervista-stefania-nardini-jean-claude-izzo-storia-di-un-marsigliese/

A quindici anni dalla morte di Jean Claude Izzo la E/O ripubblica in versione aggiornata, la  biografia romanzata: Storia di un marsigliese scritta da Stefania Nardini, già uscita nel 2010 con Perdisa.A quindici anni dalla scomparsa dell’autore marsigliese, famoso per la trilogia che ha come protagonista Fabio Montale (Casino totale, Chourmo, Solea), nonché i romanzi Marinai Perduti e il bellissimo Il sole dei morenti,  libri che hanno conquistato in Francie e in Europa tante migliaia di lettori. Questa biografia romanzata è stata tradotta da Luigi Bernardi. Quindi era uscita prima in francese, in Francia, immagino. Quando e perché?No, in Francia  non è mai stata pubblicata. Luigi Bernardi ha tradotto i testi di Izzo inediti anche in Francia Le illustrazioni  di Ivana Stoyanova che accompagnano la parola scritta sono straordinarie. Quando sono nate?Sono nate con la prima edizione da un’idea di Bernardi Comincia come una straordinaria novella. Con la storia dell’arrivo in Francia del quattordicenne Gennaro Izzo, padre di Jean Claude.  Il suo incontro con Babette, madre di Jean Claude… Quanto gli anni e  la memoria hanno addolcito  le difficoltà della migrazione italiana?  L’immigrazione italiana rappresenta ancora una ferita. Marsiglia è una città italianissima e paradossalmente questa memoria è stata nascosta perché identificata col dolore e l’umiliazione. Questa almeno è la spiegazione che mi sono data. I marsigliesi oggi adorano l’Italia. Ma gli italiani di Marsiglia quelli che arrivarono qui con la valigia di cartone hanno cercato di integrarsi sacrificando la propria identità. E’ il dolore dell’esilio di cui parla Izzo nei suoi romanzi.  Oggi c’è una nuova emigrazione provocata dalla crisi.  E fortunatamente il disprezzo del passato non esiste. Riporti in primo piano Izzo con questa riedizione della sua biografia. Quali sono le diversità dalla precedente? A parte le poesie e gli inediti, hai anche allargato la ricerca su di lui o sostanzialmente l’ossatura non è cambiata?Il testo ha subito delle variazioni. Legate al mio percorso. Ho continuato a studiare la storia della città quando mi sono cimentata nella narrazione di “Alcazar. Ultimo spettacolo” edito da E/O nella collana Sabotage diretta da Colomba Rossi e curata da Massimo Carlotto.  Un romanzo dal taglio storico in cui c’è la Marsiglia all’epoca della guerra, l’occupazione nazista, la resistenza, gli italiani , il milieur. Questo patrimonio di conoscenza mi ha offerto la possibilità di arricchire la biografia di Izzo e di capire ancor più l’anima della città. Hai fatto di Marsiglia, quasi una seconda patria. Cosa ti ha portato a sceglierla?Izzo! Sbarcai qui per “viaggiare” nella sua vita il che equivale a un viaggio nella città. Città che adoro. In Francia Izzo è amato apprezzato condiviso ma nel 2013, quando Marsiglia è stata Citta Europea della Cultura e nonostante la Francia di Hollande, non si è parlato di lui. Perché a tuo vedere?Questo fatto l’ho trovato scandaloso. Ne ho scritto e con un gruppo di autori decidemmo di ricordarlo con un evento a Genova a Palazzo Ducale con la presenza artistica di Gianmaria Testa. Un successo straordinario tant’è che l’evento lo abbiamo replicato in Svizzera.Sulla città c’è un tentativo di restyling forzato. La politica dell’amministrazione comunale punta a una Marsiglia “elegante”, a un porto per i croceristi che ha prodotto un enorme sacca di disoccupazione. Marsiglia 2013 poteva essere una grande occasione. Alla fine è stata solamente un business che alla città ha restituito solo lavori pubblici e disagi per la circolazione. Qui la politica sta ghettizzando la povertà, i quartieri Nord sono abbandonati e sono un covo di bande in cui domina il kalascnikov.  Ricordare Izzo sarebbe stato scomodo per chi vuole fare di Marsiglia una città di mare a misura delle elites.  Quale è stata la molla, insomma la causa incidentale che ha trasformato Izzo in un’icona quasi più italiana che francese?Izzo è stato un icona anche qui in Francia. Ma ripeto le sue profezie non sono in linea con questa globalizzazione che è solo mercato e business anche per la cultura. In Italia i suoi libri sono stati una miccia che  ha riacceso quella passione ancestrale che è nella nostra identità.Il percorso e le scelte politiche e letterarie  di Izzo sono  lineari. Abbandona l’estrema sinistra francese, si occupa del Festival Etonnants Voygeurs con Michel Le Bris e finalmente nel 95 a cinquant’anni, dopo un percorso poetico poco redditizio, il primo libro della famosa trilogia noir con Fabio Montale. Fabio Montale trionfa con un’ambientazione marsigliese, annegando le illusioni perdute in Legavullin, il mangiare raffinato, buoni libri, buona musica eccetera, mentre il suo creatore  si dichiara anarchico, scrive, frequenta solo saloni antifascisti e pur  contestando il comunismo, continua a impegnarsi nel sociale . Quanto di Fabio Montale apparteneva a Jean Claude Izzo?Secondo me in Montale c’è Izzo. Con le sue contraddizioni, la sua sete di vita, l’amore per la bellezza. Il senso di giustizia che ha caratterizzato la generazione di giornalisti a cui apparteneva. Forse la trilogia di Izzo sta tutta in questa frase: – Marsiglia non è una città per turisti. Non c’è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c’è da vedere si lascia vedere. E allora è troppo tardi, si è già in pieno dramma. Un dramma antico dove l’eroe è la morte. Qual è secondo te è la vera anima di Marsiglia?La passione che sa essere anche violenta Cosa è cambiato a Marsiglia e in Francia dalla morte di Jean Claude Izzo?La politica culturale, nonostante qui il valore della cultura sia ancora un patrimonio collettivo importante che viene difeso. Quale avrebbe potuto essere la reazione di Izzo davanti agli spaventosi attentati parigini?Sono sicura che li avrebbe considerati il risultato di una piaga che affligge molti paesi: l’ignoranza. L’estremismo religioso è il risultato di una carenza di idee, di formazione, di valori. I paesi colonizzati dalla Francia hanno visto crescere intere generazioni che si sono nutrite di cultura, di libri, biblioteche. La cultura è l’unica difesa immunitaria contro l’inciviltà. E invece noi europei pensiamo di esportare democrazia a colpi di Adidas mentre sempre più donne usano il burka.