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Perdas de Fogu

Autore: Alessandra Anzivino
Testata: MilanoNera web press
Data: 16 dicembre 2008

“…E oggi sono ancora più convinto di ieri della possibilità di sviluppi e sperimentazioni che allarghino l’orizzonte dell’indagine e il suo inserimento nella struttura narrativa. Mi piace anche l’idea di tentare di delimitare geograficamente questo mare chiuso” Massimo Carlotto Legalità di evasione. Il Manifesto Ci sono venti abilissime mani che si lordano nella pastoia di questa inchiesta importante, dati raccolti perdendo gli occhi in circolari misconosciute, articoli di controinformazione, rilievi sul luogo e confidenze strazianti di vittime. Freddi numeri ricamati in una trama avvincente, circostanziata ma mai pedante, profondamente fedele ai luoghi che racconta. Appena un velo davanti ai criminali, che si intuiscono reali e nei posti chiave della politica italiana. Deve dare un’enorme soddisfazione giocare ai signori della guerra in quel di Perdas de Fogu, zona militare dove ogni sperimentazione è consentita, da conservare intonsa e pronta a testare nuove tecnologie. Qualcuno poi dovrà pagare il conto, in termini di vite spezzate dalle malattie, di questa enorme discarica militare e fioccheranno strategie sottili e grossolana violenza per mettere a tacere le poche ma rognose voci di dissenso.

Vengono mobilitati un po’ tutti per proteggere questa terra devastata senza confini, anche il mare che l’abbraccia è completamente contaminato. C’è il potente di turno che fa la spola con Roma per mettere a posto le cose, la bassa manovalanza di sbirri corrotti, disertori, e spacciatori. Un unico filo li unisce: il ricatto, personaggio occulto di questo romanzo. Tutti devono un grosso favore a qualcuno e si adoperano in nome di una tranquillità che possa tutelare i loro traffici. Il lettore non ha buoni e cattivi da dividere sul tappeto come i soldatini, come sempre accade nei romanzi di Carlotto, è il ricatto più efficace che muove le fila e che fa selezione tra le comparse che vengono fatte fuori subito e quelle che, per ora, vengono risparmiate. Disastro ambientale, ricatto, violenza e silenzio colpevole sono comuni denominatori ormai di ogni gioco sporco italiano, qui ben raccontati nel contesto sardo, giusto per richiamare il concetto espresso da Carlotto : “delimitare geograficamente questo mare chiuso”. I Mama Sabot sono tutti sardi, sono gli occhi e le orecchie della loro terra, dove nulla passa inosservato. Un valore aggiunto enorme a questo straordinario lavoro di intrecci, mille piccoli fili di malaffare, cercati con pazienza che vanno a creare un arazzo straordinario creato dalle mani esperte di Massimo Carlotto. I suoi “segni” letterari per gli affezionati lettori ci sono tutti, stile asciutto, graffianti e irriverenti tratteggi di personaggi inquietanti, e poi il ritmo e l’irreprimibile sete di verità. C’è molta coraggiosa sperimentazione e avanguardia in questo romanzo: Massimo Carlotto e i Mama sabot sfidano con coraggio poteri forti, senza alzare la voce ma insinuando il dubbio, scardinando i luoghi comuni, facendo riflettere. L’amaro risveglio è garantito, leggermente addolcito da un epilogo che lascia aperti i conti… perché ” siamo fuggiti e ancora fuggiremo, che libertà contempla diserzione.”