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La Banda degli Amanti di Massimo Carlotto

Autore: Carlo Mazza
Testata: Carlo Mazza
Data: 24 aprile 2015

Oriana Pozzi Vitali, agiata svizzera cinquantenne, chiede a Marco Buratti, alias l’Alligatore, di indagare sulla scomparsa del professor Guido Di Lello, suo amante segreto. Buratti accetta di aiutarla, chiamando a raccolta gli uomini della sua squadra, composta da Beniamino Rossini, criminale vecchio stampo, da Max la Memoria, reduce di perdute utopie rivoluzionarie e infine dall’anticonvenzionale poliziotto Giulio Campagna.

Rossini, Max e Campagna sono, come lo stesso Buratti, sprofondati nella voluttà della sconfitta e sopravvivono come prigionieri in una realtà piegata alle idolatrie del denaro, della violenza e della mercificazione. Tutti e quattro hanno faticosamente elaborato la presa d’atto della loro impotenza. Nel corso delle indagini, Buratti si scontra con Giorgio Pellegrini, organizzatore di sequestri di amanti clandestini a scopo di lucro e soprattutto raffinata mente criminale, in sintonia con la realtà avida e feroce del Nord Est, del tutto integrato in un soffocante sistema di connivenze e corruttele che collegano trasversalmente, sotto l’egida della ricerca del potere, la criminalità, l’economia e la politica. Si sviluppa così una vicenda incalzante, in una Padova amorale e turbolenta, palcoscenico di efferatezze perpetrate da attori che riversano nell’azione il loro male di vivere. Massimo Carlotto, da “noirista” consumato ed elegante, disegna un plot impeccabile e punta senza tentennamenti al più nobile tra gli obiettivi di un narratore: descrivere un contesto sociale specifico ma rappresentativo di una realtà più ampia. Il risultato è, ca va sans dire, eccellente. Il Maestro padovano racconta la contemporaneità con dolente e ispirata lucidità, affrontando alcuni fra i più pungenti argomenti dei nostri tempi controversi: il legame “strutturale” e non episodico tra mafia e politica; la gestione mai innocente dei temi trattati nel dibattito mediatico, ridotto a cassa di risonanza degli eventi di microcriminalità e colpevolmente distaccato su questioni fondamentali come il riciclaggio di denaro sporco; l’abdicazione delle speranze di progresso sociale, seppellite da una realtà ormai geneticamente modificata nelle sue principali coordinate. Tra le pieghe della narrazione, il suggestivo episodio del suicidio “pianificato” di Sylvie, amata compagna di Beniamino Rossini, che pone fine alle sue pene perché incapace di dimenticare le violenze subite, consegnando alla coscienza del lettore un’icona della libertà individuale, che si invera nel disporre della propria esistenza, fino alle estreme conseguenze. La rivendicazione di scelte autonome e la minaccia a tale indipendenza, insita nei meccanismi di controllo sociale, pare sottendere alla stessa trama dell’opera, in quanto il microcosmo degli amanti rappresenta un’isola strenuamente difesa da incursioni esterne, per molti il residuo spazio praticabile per un’esistenza alternativa o per coltivare la riscrittura dei propri desideri. L’invasione della criminalità e, più in generale, dello sguardo degli altri nella sacralità di questo anfratto rappresenta il soffocamento definitivo di qualsiasi margine di libertà. Sullo sfondo della vicenda poliziesca, tra un calvados e un blues, aleggia la questione delle questioni, ormai priva di valenza pratica e ammantata di nostalgia: perché non siamo stati capaci di cambiare il mondo? Tzevetan Todorov, in “Typologie du roman policier”, afferma che il noir sostituisce la “prospettiva” con la “retrospettiva”. Così l’analisi della realtà dovrebbe risultare più efficace e preludere alla comprensione dei fenomeni. Ma evidentemente lo sguardo retrospettivo non è sufficiente: “Abbiamo sempre avuto ragione, eppure abbiamo perso. Perché?” domanda amareggiato l’ex rivoluzionario Max la Memoria. Domanda senza risposta, volutamente, perché ognuno ne ha una propria, e così provo a dare la mia: perché avere ragione non basta, non è mai bastato, caro Max.

http://www.carlomazza.com/la-banda-degli-amanti-di-massimo-carlotto/