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I misteri di Quirra. Un romanzo noir per dire la verità

Autore: Costantino Cossu
Testata: La nuova Sardegna
Data: 13 novembre 2008

Scrittori detective, l’Italia raccontata nelle pagine di romanzi noir o di libri come «Gomorra». E’ una tendenza in atto da almeno un decennio, che ha raggiunto il suo apice con Roberto Saviano. Ma la talpa scava da tempo e porta alla luce detriti dei misteri irrisolti di un paese in cui sulla distorsione e sull’occultamento della verità si è retto un sistema intero. Si è retto e ancora si regge? Il passato quanto pesa ancora sul presente? Tra i primi ad usare il romanzo come forma di conoscenza diretta della realtà italiana è stato Massimo Carlotto, dai suoi testi sul Nord Est e sull’inquinamento malavitoso di quel modello di crescita economica sino al libro, scritto a quattro mani con Francesco Abate, sui crimini dell’industria alimentare, «Ti fidi di me?». E ora, ultima tappa di un percorso ormai quasi ventennale, Carlotto esce con un racconto inchiesta tutto ambientato in Sardegna: «Perdasdefogu» (Edizioni e/o, 175 pagine, 15 euro, in libreria da oggi nella collana «Noir mediterraneo»). La storia è quella di un disertore, Pierre Nazzari, al soldo dei servizi segreti e delle loro oscure trame; lo scenario è la base militare di Quirra, la più grande d’Europa, con tutti i misteri che il poligono custodisce. Ricattato per storie che risalgono al suo passato in Afghanistan, Nazzari è costretto a fare il lavoro sporco in operazioni segrete o illegali. Una struttura parallela, legata ad un comitato d’affari locale, lo costringe a spiare Nina, una giovane ricercatrice veterinaria che studia gli effetti dell’inquinamento bellico sugli animali nella zona del poligono. Sullo sfondo un mondo di affaristi e politici, ex contractor e strutture di sicurezza privata, militari e industrie di armamenti legati dal grande business della produzione bellica.

Carlotto, perché il poligono di Quirra?
«Perché i libri che vanno nella collana “Noir mediterraneo” sono, programmaticamente, romanzi inchiesta, che puntato sulla conoscenza di realtà locali oscurate dai media. Che è appunto il caso di Quirra, dove esiste una situazione di rischio sanitario gravissimo e di inquinamento del territorio che merita ben altra attenzione rispetto a quella che sino ad ora c’è stata. Solo i due quotidiani sardi se ne sono davvero occupati. Pochi altri fuori dalla Sardegna: “il manifesto”, “Report”...».

Avete lavorato in squadra, lei con un gruppo di giovani, i Mama Sabot...
«Sì, abbiamo raccolto 1.500 pagine di dati. E il risultato è davvero impressionante. Posso dire che se prima avevo una percezione della situazione a Quirra certamente non tranquillizzante, dopo il lavoro con i Mama Sabot penso che quanto accade in quel luogo sia gravissimo e mi stupisco che se ne parli così poco. Gli effetti dell’inquinamento bellico sono serissimi, si sta trasformando una zona intera della Sardegna in una grande discarica di nano particelle. La cosa giusta da fare sarebbe chiudere subito il poligono e mettere mano immediatamente alla bonifica, altrimenti Quirra diventerà un deserto inabitabile».

Non sembra proprio che andrà così. Anzi, c’è un progetto di potenziamento della base...
«Sì, ed è folle. Dalle cose che sento dire da ministri, sottosegretari e militari, sembra che senza Quirra le sorti della Difesa sarebbero messe drammaticamente a repentaglio. Non è così. A Quirra non si fanno solo le esercitazioni militari, si sperimentano anche sistemi d’arma molto avanzati, molto sofisticati, molto segreti. E’ un’attività essenziale non per la Difesa, ma per l’industria bellica internazionale, alla quale servono luoghi adatti e sicuri dove provare micidiali strumenti di morte. E siccome quei giochini comportano danni gravi alla salute delle persone e all’ambiente, non solo serve un posto poco popolato, ma è anche assolutamente necessario ridurre al minimo le “resistenze” locali. Quirra va bene dal primo punto di vista; il silenzio che c’è intorno a ciò che realmente accade nel poligono serve a non mettere in discussione niente».

A Perdasdefogu, in testa ai cortei contro il ridimensionamento della base si sono viste le bandiere della Cgil...
«Certo, perché per molto tempo è valso, e purtroppo ancora oggi vale, un malinteso senso dello sviluppo economico, per cui al lavoro, alla creazione o al mantenimento di posti di lavoro, è lecito sacrificare tutto, anche la salute, anche la vita, anche l’integrità dell’ambiente. Ma casi eclatanti, come Marghera con la chimica e Casale Monferrato con l’amianto, dimostrano che, alla lunga, questa è una scelta sempre sbagliata».

I parlamentari sardi del Partito democratico, appena è stata ventilata l’ipotesi che le nuove attività che dovrebbero andare a Quirra (la sperimentazione degli aerei senza pilota) possano essere dirottate in altre regioni d’Italia, hanno protestato con il ministro della Difesa presentando un’interrogazione parlamentare...
«Sì ho visto. Mettiamola così: evidentemente i parlamentari sardi del Pd non sono consapevoli della gravità della situazione a Quirra. Perché se lo fossero, sarebbe loro dovere non sostenere il potenziamento del poligono, ma chiederne l’immediata chiusura».

Nel libro si descrive una sorta di zona grigia in cui agli interessi dell’industria bellica si intrecciano quelli di comitati d’affari locali con coperture politiche ad alto livello...
«Molti dei tanti misteri d’Italia rimasti sinora senza soluzione sono stati resi possibili da zone grigie di quel tipo».

Ma perché le inchieste le fate voi scrittori e non i giornalisti?
«E’ da tempo che il romanzo noir in particolare svolge quasi una supplenza del sistema dei media, sia su questioni di grande rilevanza, come la criminalità organizzata e i suoi intrecci con i poteri politici ed economici, sia su aspetti profondi della realtà sociale del nostro paese meno immediatamente visibili. E’ evidente che c’è qualcosa che non funziona, anche se, per la verità, di cronisti che continuano a fare il loro lavoro con scrupolo, spesso rischiando la vita, ancora ce ne sono. Direi - questo sì - che è cresciuta una leva di narratori che vede nella scrittura un modo di guardare in faccia la realtà per capirla, per cambiarla. E la cosa importante è che questi autori sono incalzati da una platea di lettori vasta, che chiede sempre più denuncia, sempre più impegno dalla parte della verità».

Come se questo impegno per la verità da altri non potesse arrivare?
«Se alle domande che salgono da pezzi interi della società si risponde ignorandole o dando loro risposte di tipo autoritario e repressivo, non si fa un buon servizio alla democrazia. Se alla richiesta dei cittadini di Vicenza di pronunciarsi sull’ampliamento della base Dal Molin si risponde con un “no”, si sceglie una linea di esclusione che non serve a diffondere fiducia nella politica e nelle istituzioni».

Cosa pensa del caso «Gomorra»?
«Trovo che “Gomorra” sia uno straordinario libro verità. E’ assurdo che Roberto Saviano, per averlo scritto, debba fare una vita blindata. E non vorrei che, con i riflettori dei media tutti puntati su di lui, ai poteri criminali fosse più facile agire nelle zone che, invece, restano in ombra».