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Storia della bambina perduta, di Elena Ferrante

Autore: Patrizia Violi
Testata: blog.graphe.it
Data: 15 maggio 2015

Elena Ferrante è una scrittrice amatissima, in testa alle classifiche, tradotta e conosciuta anche all’estero. L’italianità che esporta è molto oleografica e, nel bene e nel male, legata al mito della città di Napoli. Ma il fascino di Elena Ferrante sta anche nel suo mistero: non ha mai svelato la sua identità. Si sussurra che potrebbe essere un uomo o anche addirittura un collettivo di autori.

Storia della bambina perduta, l’ultimo libro della saga L’amica geniale è candidato al Premio Strega 2015 e molti scommettono sulla sua vittoria.

Ho letto tutti e quattro i libri che raccontano l’amicizia fra Lina e Lenù, due ragazzine napoletane che abitano un quartiere difficile, si incontrano alle elementari e tra affetto, complicità, antagonismo e rivalità rimangono in contatto per tutta la vita. Attorno a loro ruota tutta una serie di personaggi del rione, buoni ma soprattutto cattivi e parecchio stereotipati. Per ricordarli tutti e non confonderli, dal secondo libro in poi nel prologo c’è un utilissimo schema senza il quale il lettore rischia senz’altro di perdersi.

Il primo volume L’amica geniale, pubblicato nel 2011, è il più bello e appassionante. Il livello di scrittura è alto e lo stile coinvolgente. La storia inizia negli anni’60 quando le due protagoniste, amiche inseparabili a scuola e per le vie del quartiere, cominciano a prendere strade diverse. Elena, che viene chiamata Lenù, l’io narrante della vicenda, prosegue gli studi alle medie e al ginnasio, mentre Raffaella, detta Lina o Lila, nonostante sia appunto geniale, abbandona la scuola e giovanissima si sposa per convenienza.

Uno choc per Lenù che sente la mancanza dell’amica e comincia e vivere quel senso di abbandono, sia affettivo che intellettuale, che pervaderà poi tutta la sua vita e, di conseguenza, tutti i volumi della saga.

Avevo bisogno di esprimermi, la testa era affollata. Ricorrevo a Lila, specialmente quando la scuola era in vacanza. Ci incontravamo, parlavamo fra noi. Le dicevo dettagliatamente delle lezioni, dei professori. Lei mi ascoltava con attenzione, e io speravo che si incuriosisse e tornasse alla fase in cui in segreto o palesemente correva subito a procurarsi i libri…

Nel secondo libro Storia del nuovo cognome, uscito nel 2012, la differenza fra la vita delle due protagoniste si accentua. Mentre una affronta sfide accademiche sempre più ardue, l’altra diventa madre e lavora come bottegaia. In uno stile di scrittura più discontinuo, si parla d’amore e si descrivono molti personaggi del quartiere e tutte le situazioni sociali tipiche di quegli anni.

Che le persone, ancor più delle cose, perdessero i loro margini e dilagassero senza forma è ciò che ha spaventato di più Lila nel corso della sua vita. L’aveva atterrita lo smarginarsi del fratello, che amava più di ogni altro suo familiare…

Il terzo volume Storia di chi fugge e di chi resta, del 2013, fa un affresco dell’Italia che si trasforma negli anni’70. La vita delle due protagoniste ha come contorno la nascita delle prime manifestazioni studentesche, le lotte operaie, la consapevolezza femminista e anche l’apparire dei primi lontanissimi calcolatori IBM. Tra Lina e Lenù il divario cresce: si amplia la differenza fra chi ha un cammino intellettuale e chi invece semplicemente vive. Peccato però che la scrittura diventi più sciatta e l’avvicendarsi delle varie situazioni cominci a essere ripetitivo e anche un po’ troppo prevedibile.

Risatelle, tutto qui. Quelle chiacchiere in corridoio mi confermarono che il nostro rapporto non aveva più intimità. S’era ridotto a notizie stringate, scarsi dettagli, battute cattive, parole in libertà, nessun svelamento di fatti e pensieri solo per me. La vita di Lila era orami sua e basta…

Siamo arrivati all’ultima puntata: Storia della bambina perduta, libro uscito a ottobre 2014. E fa la cronaca della vita delle protagoniste dagli anni ’80 in poi. Purtroppo è proprio una cronaca. Un elenco di fatti e situazioni note, declinate per poter fare da contorno alla vita dei protagonisti. L’approfondimento psicologico è minore, soprattutto per Lina/Lila: non si svela nulla di nuovo ma si ribadisce sempre lo stesso concetto. È geniale ma ha un brutto carattere. Tutto lo svolgersi di questa ultima parte è imperniato invece su Elena/Lenù, l’intellettuale, che non risulta lungimirante nel prendere le decisioni della sua vita, ma piuttosto lagnosa e poco simpatica. Però nella cronologia dei guai “storici” e del degrado napoletano non manca nulla: c’è il terremoto, il terrorismo, la camorra, il dilagare della droga, uno spicchio di tangentopoli e anche un rapimento molto simile a quello della povera Angela Celentano.

Il terremoto, gridai. La terra si muoveva, una tempesta invisibile mi stava scoppiando sotto i piedi, scrollava la stanza con un urlio di bosco piegato da raffiche di vento. I muri scricchiolavano, parevano gonfi, si scollavano e rincollavano agli angoli.



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