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Una nobile romana di nome Cecilia

Autore: Giuseppe Leonelli
Testata: la Repubblica - Almanacco dei libri
Data: 7 febbraio 2009

Questo romanzo, scrive l’autrice, «nasce da un innamoramento», il più recente incantesimo prodotto dal riverbero, attraverso i secoli, dell’esistenza storica di una fanciulla romana, Cecilia, di famiglia nobile, vissuta sotto Marco Aurelio e Comodo, nell’età in cui lo stato è ancora solido, ma è cominciata “l’età dell’ansia”: le coscienze si scoprono disarmate, colpite da qualcosa che somiglia a una vertigine dissolutoria, le prime avvisaglie della bufera che travolgerà il grande impero. Allorché il libro si apre, Cecilia ha quindici anni, poco più che una bambina, ma, per le usanze del tempo, già donna e matura per il matrimonio. Le prime due parti del romanzo costituiscono la delicata, trepida storia di un’anima alla ricerca di se stessa e del suo posto in una società maschilista. Accanto a Cecilia, che ha ricevuto un’educazione accurata, si muovono personaggi come il padre Paolo, la madre Lucilla, la nutrice, le amiche, i fratellini invissuti, i servi di casa, il marito Valeriano, grande amore, poi delusione crudele per Cecilia. È un piccolo universo lontanissimo da noi, eppure sotto molti aspetti, vicino: un gruppo di famiglia in un interno di secoli fa, la parte in cui la Ferri dà il meglio di sé, orchestrando invenzioni e facendo proprie suggestioni, alcune delle quali ricordano certi racconti di Anna Banti. Preparato dall’iniziazione della madre al culto d’Iside, nella terza parte avverrà l’incontro di Cecilia con il cristianesimo, un fiotto di luce che irradia l’anima della fanciulla («Mi perdevo nella musica, ora mi perdo in Dio»), presto martire e santa, celebrata nella basilica di Trastevere e elevata a patrona dei musicisti. Nel racconto dei particolari della conversione s’accende qualche barbaglio oleografico, redento dal finale di schietto sapore onirico.