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Si può essere gay e credenti: parola di Eduardo Savarese

Autore: Claudio Finelli
Testata: Campania sul Web
Data: 21 ottobre 2015
URL: http://www.campaniasuweb.it/blogs/si-puo-essere-gay-e-credenti-parola-di-eduardo-savarese/

Lunedì 26 ottobre, nell’ambito della rassegna letteraria Poetè, che coordino da sette anni presso il Chiaja Hotel de Charme di Napoli, presenterò l’ultimo libro del magistrato e scrittore napoletano Eduardo Savarese, da sempre impegnato nella rivendicazione dei diritti delle persone LGBT.

Non è la prima volta che presento un libro scritto da Eduardo. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso. Infatti, i precedenti libri di Savarese erano romanzi, storie “d’invenzione” insomma, seppur suggerite da esperienze di vita.

LETTERA DI UN OMOSESSUALE ALLA CHIESA DI ROMA è, invece, un libro di chiaro impianto autobiografico, in cui l’autore mette in gioco quel che appare, solitamente, una contraddizione insolubile: essere un credente e vivere apertamente la propria condizione di omosessuale.

Il libro riesce a mescolare con grande equilibrio il dato autobiografico, la conoscenza della dottrina e gli spunti di riflessione che sono oggi comuni quando si parla della vita delle persone LGBT, delle loro richieste e delle posizioni, spesso retrive, del clero.

E soprattutto il libro riesce a fornire risposte ai tanti omosessuali credenti che vivono in maniera conflittuale la propria sessualità e il proprio desiderio di realizzarsi sentimentalmente.

In attesa dell’incontro di lunedì 26 a Napoli, in cui l’attore Michele Danubio leggerà alcune pagine di LETTERA DI UN OMOSESSUALE ALLA CHIESA DI ROMA, decido di fare una breve chiacchierata con Eduardo per saperne di più della genesi del libro e delle sue posizioni di uomo di fede e omosessuale dichiarato.

Eduardo tu sei gay e sei credente. Secondo te, è possibile, essere credenti ed essere gay, oggi, nel nostro paese, senza rinunciare alla propria realizzazione affettiva o “religiosa”? Certo che è possibile ed io ne sono la prova. Bisogna però essere molto forti e bisogna anche essere dei provocatori per non cedere all’abbandono di una via di fede che giudica contro natura l’espressione della tua affettività. Poi bisogna avere la fortuna di incontrare uomini e donne religiosi che in questa strada ti sostengano per come sei. Non sempre è facile trovarne.

Come hai vissuto le recenti dichiarazioni di monsignor Charamsa? Approvi o no il suo gesto? Non mi sento di approvare o meno. Dico che è un chiaro segno dei tempi. Dico anche che forse quel gesto ha irrigidito alcune posizioni già conservatrici.

Nel tuo libro, tra le altre cose, parli di figli. Come sai, questo è un altro motivo di scontro tra la chiesa di Roma è la comunità LGBT. Qual è la tua posizione? Nel libro sostengo la possibilità di una comunità familiare ed omosessuale con figli. Ma il tema è delicato perché tocca una visione antropologica che non è solo della Chiesa e che va discussa serenamente.

In questi giorni, stai presentando il tuo libro in tantissime città italiane; qual è la reazione che percepisci più di frequente nel parlare di omosessualità e fede? A seguito dell’intervento televisivo nella trasmissione Forum, la reazione più frequente è: “sai parlare con calma e autorevolezza, insegni a ragionare e a superare paure e pregiudizi. Raccontata così l’omosessualità è un’altra storia”. Credo che su questo bisogna seriamente interrogarsi. E poi ad una presentazione a Catanzaro una ragazza incinta mi ha chiesto di dedicare il libro al figlio che verrà: un segno bellissimo!

Per il momento decido di fermarmi qui. Le altre domande a Eduardo gliele rivolgerò il 26 ottobre al Chiaja Hotel de Charme. Insieme a Francesco Lepore e, ovviamente, a tutti i lettori che verranno.

LETTERA DI UN OMOSESSUALE ALLA CHIESA DI ROMA, di Eduardo Savarese, lunedì 26 ottobre alle 18.30 al Chiaja Hotel de Charme. Ingresso libero. Non mancate!