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Massimo Carlotto – Per tutto l’oro del mondo

Autore: Cecilia Dilorenzo
Testata: Contorni di noir
Data: 15 dicembre 2015
URL: http://contornidinoir.it/2015/12/massimo-carlotto-per-tutto-loro-del-mondo-2/

Cari lettori, il precedente “La banda degli amanti” ci aveva lasciato in eredità un finale apertissimo. Giorgio Pellegrini. momentaneamente graziato dai nostri amati tre cuori fuorilegge, non si merita altro di essere ritrovato e essere degnamente punito. La “grazia” significa solo che l’appuntamento è rinviato. Marco Buratti, Beniamino Rossini e Max La Memoria non dimenticano, aspettano il momento per chiudere i conti. Mi aspettavo appunto questo momento nel nuovo capitolo della serie dell’Alligatore “Per tutto l’oro del mondo” . E invece l’autore mi spiazza e regala un’altra storia prima che Giorgio Pellegrini paghi il suo conto. Una storia reale e crudele che affonda le sue radici nel contesto sociale del Nordest. Una rapina in una villetta che finisce nel peggiore dei modi. A lasciarci la pelle Gastone Oddo, il proprietario della villetta, e Luigina, la governante (che lascia suo figlio Sergio di dodici anni). Dopo due anni dalla rapina Marco Buratti viene contattato per scoprire i colpevoli di quella tragedia, ma l’Alligatore inizialmente non accetta. Lo farà successivamente quando il suo cuore fuorilegge capirà che il vero obiettivo è scoprire i colpevoli per un’unica e sola ragione, chiedere ed ottenere giustizia anche se pur tardiva per Luigina e risarcire, garantendogli un buon futuro, suo figlio Sergio rimasto orfano. “Forse non sopporto l’idea che la verità rimanga sepolta” ribattei alzando la voce,”oppure che c’è una vittima di troppo che ha un figlio di troppo e che rischiano di rimanere fregati per l’eternità”. “Ho capito” sbottò rimettendosi a camminare. “Non ci possiamo voltare all’altra parte”. “Abbiamo le nostre regole” puntualizzai. Quello che verrà fuori dalle indagini non ufficiali non sarà certo un quadro edificante. Come sempre in nome del Dio denaro, in questo caso rappresentato dall’oro, non ci si ferma davanti a nulla. Non c’è morte o vendetta che tenga, anzi proprio in nome della morte e della vendetta che il quadro non edificante scovato trova il suo habitat naturale. I protagonisti raccontati in questa vicenda sono quanto di più insospettabile non ci possa essere. Mostrare una facciata e nella realtà mettere le proprie mani e le proprie menti in attività criminali che affondano le loro radici in un territorio così vicino a noi, radici così fortificate e stabili da rendere un miraggio il loro sradicamento definitivo. Avverrà mai? Molti dei protagonisti pagheranno amaramente per le loro attività, c’è chi da vittima diventerà carnefice per ritornare ad essere vittima in un gioco e scambio di ruoli devastante. A concludere la vicenda sarà un tradimento. “Era la soluzione perfetta a portata di mano” . Mi piace moltissimo la definizione che si autoattribuiscono Buratti, Beniamino e Max. loro si definiscono “cuori fuorilegge”. Mi piace perché prima di tutto usano la parola cuore, che è la parte del corpo che attribuiamo da sempre all’emotività, alle passioni, agli affetti. E’ vero che nella vita dobbiamo spesso usare logica e concretezza, ma il cuore dovrebbe e deve avere una parte importante, determinante. Ed è quella alla quale spesso ricorrono i nostri tre. Nella vicenda raccontata accettano la sfida non per un introito economico ma per rendere finalmente una giustizia alle vittime, a delle persone che si sono ritrovate nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. E poi fuorilegge, non solo dalla legge della giustizia, ma anche e soprattutto dalla legge della nuova criminalità globalizzata. “Le leggi non scritte che dominano l’illegalità erano complesse e di non facile interpretazione. Appartenevano a un mondo in via di estinzione di cui noi facevamo parte. La criminalità globalizzata che rappresentava la modernità le aveva eliminate tutte, l’unico elemento regolatore tra le organizzazioni erano i rapporti di forza. Noi eravamo rimasti tra i poche uomini liberi a osservare scrupolosamente le regole. Era l’unico modo per tutelare i deboli e le vittime. E le coscienze”. In questo nuovo capitolo ci ritroverete per Marco Buratti il calvados e l’amata musica blues con un interessante ed ulteriore elenco di ottime canzoni. Ed anche un nuovo amore. “Desideravo dare e ricevere tenerezza, affetto. Baci e carezze”. Un amore tormentato. E non potrebbe essere diversamente per l’animo tribolato dell’Alligatore. E in fondo a noi lettrici piace tanto così. Ogni volta Carlotto riesce a raccontare attraverso le sue parole e i suoi libri una realtà che spesso dimentichiamo, per abitudine e/o perché stracarichi di tantissime informazioni che ci arrivano da ogni dove. Dimenticare significa accantonare, mettere da parte mentre la criminalità continua la sua opera criminosa evolvendosi e creando sempre più una spirale nella quale la realtà onesta e operosa soffoca. Non so certamente come tutto questo possa scomparire, quello che so è che continuerò a leggere le storie di Carlotto e di chiunque come lui racconti certe realtà con uno stile senza fronzoli, diretto e con storie che anche se ricorrono a personaggi di invenzione non hanno nulla di inventato, ma sono lì ben presenti. Nel finale de “Per tutto l’oro del mondo” troverete un corposo accenno di quello che accadrà nel prossimo capitolo della serie che non vedo l’ora di leggere. Io per ora non posso fare altro che consigliarvi questa lettura aspettando il proseguo.