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I figli sono pezzi di cuore, recensione del libro di Giorgia Lepore

Autore: Patrizia Debicke
Testata: Mente locale
Data: 11 gennaio 2016
URL: http://www.mentelocale.it/68137-figli-sono-pezzi-cuore-recensione-libro-giorgia-lepore/

E/O non sbaglia mai la mira e dunque anche lo struggente noir di Giorgia Lepore, I figli sono pezzi di cuore (E/o, 2015, 198 pagine, 16 Euro) è un libro azzeccato, di gran gusto. Riporto volutamente tutta la sua quarta di copertina che recita preceduta dalla preziosa presentazione di Maurizio De Giovanni: «E se le storie di queste ragazze uccise vicino al mare non fossero tante storie, ma una sola? E se non fosse solo il destino a unire una ragazza della Bari bene, una prostituta, una badante e una zingarella? E se tu, ispettore Esposito Gregorio detto Gerri, con la tua faccia da indiano, non fossi quello che dici di essere? E se il passato tornasse sempre, attorcigliato a un futuro che non vuole saperne di dimenticare? E se il mare dell’est fosse come quello dell’ovest, e le carezze delle madri non fossero mai quelle giuste? E se fosse Giorgia Lepore la vera, grande voce nuova del romanzo nero italiano?». L’ispettore Gregorio Esposito, detto Gerri, ha alle spalle una storia strana: abbandonato da bambino, viene allevato a Napoli da un prete di strada e da una sorta di suora laica; ancora adesso che è adulto si muove come un apolide, rigettando anche solo l’idea di mettere radici. Questa indeterminatezza dell’identità del protagonista, unita al contesto opaco, alle pressioni politiche, ai numerosi intrighi, rende impossibile arrivare a una verità, sia nell’indagine che nella storia personale. È proprio questo il tema di fondo di un noir che è anche una storia di relazioni: quella madre-figlio, prima di tutto, declinata in vari modi, dalla morbosità alla protezione, all’indifferenza, all’odio, all’abbandono; ed è questa, anche, la causa del coinvolgimento emotivo di Gerri, che ha la necessità di mettere a fuoco un rapporto che non conosce e ha bisogno di esplorare. Un cupo noir metropolitano direte e invece no! Vedo similitudini con l’afflato intimistico di De Giovanni e quindi capisco e approvo il suo tifo per Giorgia Lepore. E ripeto volutamente l’aggettivo struggente per I figli sono pezzi di cuore con per scenario una moderna Bari, talvolta malinconicamente sentimentale, ma che sa far paura con i suoi misteri, un porto e una metropoli che riescono bene a oscurare tante scomode verità. Il tema caro all’autrice del rapporto genitori/figli, già affrontato nel suo primo libro, nel romanzo I figli sono pezzi di cuore si dirama dall’infanzia del protagonista, l’ispettore Gregorio Esposito, detto Gerri, che assomiglia vagamente a Johnny Depp, pelle ambrata, occhi allungati, fisico atletico e tombeur de femmes. Abbandonato a cinque anni dalla madre in un negozio di salumeria, è cresciuto in un orfanotrofio, educato da un bravo prete di strada e da una santa donna, una specie di monaca laica, che gli hanno costruito una nuova identità, per regalargli un futuro, dimenticando il suo vero nome Goran, un nome da rom, che probabilmente lo avrebbe severamente condizionato. Ma il loro affetto sincero e quella sua nuova identità non sono mai riusciti a fargli superare completamente il senso di vuoto, di abbandono e il sentirsi diverso. E ancora oggi dopo aver studiato, fatto carriera nella polizia, ha scelto di vivere in una specie limbo rifiutando ogni rapporto affettivo stabile, cercando di convincersi che una famiglia non fa per lui, ma allo stesso tempo con lo spasmodico e segreto desiderio di averla. Desiderio che riesce almeno in parte a placare con la frequentazione della domestica casa del suo amico e collega Marinetti, che ha seguito negli ultimi trasferimenti e che lo tratta da figlio. Una figura paterna importante, vitale per un figlio spesso ribelle, indisciplinato e un inveterato donnaiolo. Quando il cadavere di Rossella, una ragazzina pulita, di buona famiglia viene trovato nudo incastrato tra gli scogli, anche se Gerri Esposito deve ancora fare i conti con sé stesso, c’è una domanda alla quale vuole e deve dare risposta: chi può essere l’assassino e perché? E sarà lui l’unico a intuire certi collegamenti con dei casi precedenti e ad annusare la presenza di un possibile serial killer. Poi nonostante i pareri contrari e le pressioni per lasciar perdere le altre vittime e concentrarsi solo sull’ultima, lui non molla. Sente il dovere morale di fare giustizia anche per le altre ragazze morte, una prostituta di colore, una badante ucraina e una zingarella, che non devono essere vittime minori perché non appartenenti alla buona società. Solo andando avanti a testa bassa, spendendo il suo tempo libero a indagare sugli omicidi, Gerri riuscirà a fare anche chiarezza su di sé e su quelli che sono e dovranno essere i suoi veri sentimenti. In I figli sono pezzi di cuore, Giorgia Lepore mette a fuoco delle relazioni famigliari, spesso contrastanti che vedono: amore, odio, pericolosi sentimenti materni uterini di un mondo fatto di personaggi ambigui, insospettabili e pieni invece di scheletri nell’armadio. E sarà un’amica dell’ultima vittima, Lavinia, la sedicenne figlia di un senatore, che metterà a confronto l’ispettore Esposito con questi esclusivi ambienti dell’alta società locale. Un dura sfida. Chi sarà il vincitore? Un noir delicato e coinvolgente con un protagonista diverso, speciale e difficile da dimenticare. Da leggere.