Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Il buio non nasconde le paure

Autore: Sara Honegger
Testata: Pulp
Data: 15 marzo 2009

C’è molto Freud nel buio che circonda Saru, la protagonista del primo romanzo di Shashi Deshpande. Ma c’è anche molta India – l’India dei miti e delle tradizioni, dei chapati e dei doti. Scritto nel 1980, questo libro ci porta nelle contraddizioni di una società dove si sopportano, a volte con successo, più spesso malamente, puje (qusto il nome delle preghiere quotidiane) e fibre ottiche, senso del cosmo e volontarismo individuale. Lo fa grazie a Saru, complessa figura di donna, e a una scrittura squisitamente femminile, per temi e passo, per sguardo e tagli di approfondimento. Difficile, infatti, non sentire una specificità di genere nelle pagine di Deshpande, ancora poco conosciuta da noi nonostante due romanzi già tradotti, ma ben nota in patria e soprattutto a Karnataka, lo stato dov’è nata nel 1938. Inglese per lingua e per educazione, indiana per scelta e vocazione profonda, nelle sue opere è centrale la figura femminile: dopo i bambini, è proprio sulle donne che pesano le gravissime contraddizioni della società indiana.

Da un lato il dovere, soprattutto nelle zone rurali, di sostenere la famiglia e la crescita economica del paese; dall’altro il sistema castale con tutte le rigide regole che scendono, com’è noto, fin nelle complesse combinazioni matrimoniali. Accade a Saru, importante medico di giorno, passiva donna che accetta continue violenze di notte; e accade alle amiche di Piccoli rimedi (Giunti 2001), forse uno dei suoi lavori più interessanti per lo scenario politico affrescato. In entrambi i casi il prezzo da pagare è alto: un dilemma di impossibile soluzione si staglia infatti fra l’individualismo tipico dell’occidente, che spinge a perseguire la propria strada, e il significato dell’esistenza secondo la tradizione indù, rispetto alla quale l’io, il destino individuale, perde totalmente di senso. Non a caso l’India appare oggi come una delle terre dove lo scontro fra arcaicità e post moderno si dispiega in quella drammatica violenza che Deshpande mette sotto accusa: solo frantumando il silenzio che circonda le rigide regole sociali e familiari, le donne possono trovare la parola.