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Venezia, intrighi, drammi e «magia». Il libro di Tiraboschi

Autore: Massimiliano Melilli
Testata: Corriere del Veneto
Data: 19 aprile 2016

Per chi ha amato Il nome della rosa, il nuovo romanzo di Roberto Tiraboschi è la giusta lettura. Con La bottega dello speziale. Venetia 1118 d.C. (edizioni e/o, 352 pagine, 18 euro) siamo al secondo volume della fortuna serie sulla nascita di Venezia. In verità già con La pietra per gli occhi, ambientato nel 1106 d.C., abbiamo conosciuto (e apprezzato) il monaco amanuense Edgardo, il suo problema agli occhi e le fantasmagoriche avventure in una favolosa Venezia mentre si edifica la cattedrale di San Marco e si ricerca il segreto del cristallo di rocca.

Nel nuovo romanzo, Edgardo trova impiego come scriba presso l’importante famiglia Grimani, con palazzo sul Canal Grande. Drammaturgo e sceneggiatore, Tiraboschi ha scritto per diversi registi italiani, tra cui Liliana Cavani, Marco Pontecorvo, Silvio Soldini.

Il valore aggiunto del nuovo romanzo, che pare già la sceneggiatura di film di successo per il profilo dei personaggi e il fascino delle atmosfere, risiede proprio nelle intriganti trame dell’epoca, riprodotte fedelmente ma reinterpretate sull’onda della finzione letteraria. Dal nobile Tommaso alla moglie Magdalena, venuta sposa dalla Fiandre con la sorella Costanza, allieva prediletta di Edgardo ma costretta ad entrare in convento a una serie di figure apparentemente minori.

Ecco il cuore della storia. I Grimani vivono un dramma: l’unico erede, il piccolo Luca, è morto a soli sei anni e Magdalena non riesce a concepire un nuovo figlio. Scopriamo così la bottega dello speziale, il Lupo Coronato, dove regna il nano Sabbatai, ci offre la dimensione precisa di come ci si curasse a quei tempi: «Le essenze, le tinture, le erbe che riposavano placide dentro i sacchetti appesi alle travi del soffitto sprigionavano esalazioni che avevano impregnato le pareti della bottega... Il profumo acido dell’aloe, mescolato al pungente scoppiettio della senape nera, si accapigliava con il piccante brontolio dello zenzero...».

Venezia: una città, due mondi. Grazie ai commerci con l’Oriente, i ricchi potevano procurarsi potenti droghe, pronte a lenire ansie e angosce. Per i poveri, invece, la città era un inferno di miseria e dolore.