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Libri

Autore: Gabriella Cantafio
Testata: Il Foglio
Data: 22 giugno 2016
URL: http://www.ilfoglio.it/libri/2016/06/22/isole-minori___1-vr-143532-rubriche_c191.htm

Quello, che tu credevi un piccolo punto della terra, fu tutto”. Proprio da questo verso della scrittrice Elsa Morante trae ispirazione Lorenza Pieri, traduttrice isolana d’adozione, per il suo romanzo d’esordio. Lo fa dando voce al suo alter ego, Teresa, figlia minore di una fervente comunista e un sognatore incosciente, studenti universitari di una Bologna ancora roccaforte del socialismo. Provenienti dalla caliginosa Pianura padana, i due giovani sessantottini giungono in vacanza al Giglio e – pervasi dall’odore di ginestra – decidono di restare sull’isola improvvisandosi albergatori e genitori.
E’ proprio attorno all’Isola del Giglio, incastonata nel mar Tirreno, che l’esistenza di Teresa, con i racconti di guerra di una nonna partigiana e il cruccio dell’intraprendenza della sorella maggiore, si sviluppa in quattro decenni in cui gli eventi storici e la battaglia per affermare dignità e diritti condotta dai genitori militanti si confondono con la sua lotta interiore. Lo scoglio della Gabbianara, il mare, i limoni carichi di frutti fanno da sfondo alla sua infanzia, turbata dal blocco del porto all’arrivo di Freda e Ventura, i due neofascisti imputati della strage di piazza Fontana, ma “circondata da una cintura di sicurezza liquida che la mette al riparo da tutto ciò che succede là fuori”, permettendole di preservare quell’ingenuità che le fa apparire i due terroristi come i terribili mostri di un gioco divertente. Ben presto, però, “la cintura di sicurezza liquida” che protegge la piccola isolana dall’animo isolato si allenta. La sete di cultura e gli intrighi famigliari interrompono bruscamente l’epoca delle estati interminabili vissute come stagioni di vita. Teresa sente il richiamo delle grandi città e fugge alla ricerca di un futuro: si affacciano anni faticosi di compromessi con nuovi mondi e gente sconosciuta, che però le consentono di valicare la sensazione di inferiorità.
Tra fughe e improvvisi ritorni, il piccolo punto di terra è sempre lì, pronto ad accogliere la sua adorata figlia. Ormai donna con una laurea prestigiosa, un lavoro poco entusiasmante, ma un immutabile sentimento filiale che la riporta al Giglio per un ultimo, inconsapevole, saluto al padre.
Così, tra le rocce granitiche della piccola isola, tra “l’odore misto di vernici fresche, capelli di bambola e cibi cucinati con pazienza” ormai coperto dalla muffa salmastra, Lorenza Pieri introduce un racconto quasi autobiografico, cadenzato in quattro tempi dal metronomo dell’anima che calibra prodigiosamente ironia e immaginazione, saga famigliare e accadimenti storici. Come quello della grossa nave da crociera, Costa Concordia, che nel 2012, ormai più di quattro anni fa, in una notte taciturna di inizio anno, si scontra contro uno scoglio prospiciente l’Isola del Giglio. E paradossalmente la ridesta, la ripopola, seppur trafiggendola con la morte dei passeggeri e un relitto ingombrante che giacerà nelle acque gigliesi per lunghi anni.
Anche Teresa, ormai mamma, che fino a qualche attimo prima annaspava tra i ricordi di corse in spiaggia con la sorella e gite in barca col padre, improvvisamente riemerge, prende fiato, si ricongiunge con la famiglia e scorge negli occhi del figlio la spensieratezza della sua infanzia isolana. Un po’ come se il relitto le avesse attraversato l’anima consentendole di scoprire il valore catartico della sofferenza. Sentendosi finalmente figlia maggiore di un’isola diventata inaspettatamente grande, parte integrante del continente.