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Le streghe urlano l’amore per il diverso

Autore: Barbara Carmignola
Testata: Contrappunti
Data: 24 novembre 2016
URL: http://www.contrappunti.info/novita/le-streghe-urlano-lamore-per-il-diverso/

E’ la Sicilia del 1938 a Lenzavacche, un minuscolo paese dove il tempo sembra essersi fermato per sempre e l’eco del fascismo, nella periferia d’Italia, echeggia solo dalle lettere del maestro Alfredo Mancuso che racconta ad una zia la scuola dell’epoca, rigida e asservita al regime, distante dai sogni dell’infanzia e dalla necessità di coltivare l’immaginazione e il piacere autonomo della lettura.

La fantasia è bandita a Lenzavacche, tacciata di essere roba da fattucchiere o da nemici del rigore caro al Duce.

A pensarla diversamente, oltre al maestro Mancuso, è una strampalata famiglia del luogo, frutto di una misteriosa discendenza di streghe perseguitate nel ’600.

Tilde, amica del farmacista del paese (Mussumeli), conosce tutte le erbe e abita una vecchia casa piena di libri insieme alla figlia Rosalba e al figlio di lei, Felice, di nome e di fatto, nonostante la sua condizione minata alla nascita da una disabilità permanente.

Felice, nonostante i disagi fisici e l’emarginazione che subisce in paese, è un figlio voluto ed amato, frutto dell’amore di Rosalba per un arrotino girovago che condivideva con lei l’amore per la lettura e per la libertà di pensiero.

In un tempo come quello fascista che dà valore alla perfezione fisica e alla rigida attuazione delle regole, la famiglia di Tilde, il maestro Mancuso e il farmacista Mussumeli, ciascuno a modo proprio, vanno controcorrente.

Ma a Lenzavacche, regno dei luoghi comuni, tutto ciò che non è attinente al retaggio dei più è considerato strano, peccaminoso e immorale.

La diversità non è ammessa e la superstizione la tramuta in stregoneria, perpetuando nei secoli contemporanei un sentire comune che, già nel ’600, aveva procurato strazi e persecuzioni tra le progenitrici di Tilde: una stirpe di sole donne ghettizzate e additate solo perché incuriosite dalla lettura e avide di vita e d’amore.

In un posto dove tutti vivono come in un gregge, bandendo i diversi, saper pensare in modo differente è un dono raro e, al tempo stesso, una maledizione…streghe Felice, sorridente nonostante tutto, la sua coraggiosa mamma Rosalba, la determinata nonna Tilde, il buon Mussumeli e il maestro Mancuso, appassionati di libri, innamorati della fantasia e fautori di una cultura che non sia solo sterile esercizio di ripetizione, ma atto creativo e liberatorio di elevazione dell’animo, diventano così l’icona del potere dirompente che ha chi decide di infrangere la barriera delle apparenze credendo nel valore della pietas umana e dell’amore puro.

Strenui sostenitori della letteratura e dell’altruismo, questo gruppo di animi buoni, strambi personaggi agli occhi dei cittadini stereotipati e senz’anima di Lenzavacche, finiscono per assomigliare sempre più al manipolo di streghe perseguitate, nel paese, nel ’600.

La Lo Iacono, nata a Siracusa nel 1970, con uno stile narrativo affabulatorio che si presenta molto descrittivo senza mai diventare noioso, riesce a sollevare una domanda dal forte potere evocativo: la paura della stregoneria è forse la paura del diverso?

Se l’amore senza limiti spaventa perché riesce ad accogliere senza condizioni la diversità, allora in ogni persona che sa amare sine conditio, e soprattutto in ogni madre che di questo amore è l’icona, c’è un po’ di quell’urlo delle streghe di Lenzavacche.

Nelle pagine di questo romanzo dell’anima si trovano diversi spunti di riflessione utili a fornire una risposta, pur sempre aperta, a questa domanda che dal ’600 fino al 1938, finanche ai giorni nostri, non smette mai di essere attuale.

La struttura del libro, composta da due parti, di cui la seconda è una sorta di back-stage della prima, è equilibrata e pensata per tenere alta l’attenzione del lettore fino alla fine, senza mai diventare pesante nemmeno quando affronta i temi dell’educazione fascista colorandosi di romanzo storico.

E’ così che questa storia intimistica, fondata sullo sguardo di una madre innamorata del proprio figlio sfortunato, non scade mai nella retorica e scivola veloce sotto l’occhio avido di emozioni di chi legge.

Una lettura che è stata candidata per il Premio Strega 2016 e che è adatta a tutti coloro che ancora cercano la magia nelle piccole cose e confidano nel valore della diversità…