È un uomo saggio, Milo Wood, o comunque prova disperatamente ad esserlo mentre guarda l'oceano nel giorno in cui verrà mangiato da uno squalo.
Novemilanovecentonovantacinque (9995!) vite vissute, reincarnazione dopo reincarnazione, dovrebbero pur avergli insegnato qualcosa. O almeno essergli bastate per raggiungere il Nirvana, la Perfezione, motivo per cui l'anima torna ogni volta sulla terra prima di ricongiungersi con il Tutto. E invece no: il protagonista di Reincarnation Blues, il nuovo romanzo di Michael Poore non ha nessuna intenzione di smettere di sperimentare ogni tipo di esistenza.
La verità è che la perfezione lo annoia a morte. Del resto quella volta (perché nella vita precedente l'aveva combinata grossa nel tentativo di sfilare le mutandine ad un'ereditiera) che si è ritrovato ad essere un grillo non è andata poi tanto male, anzi: «fu un grande successo», amato e vezzeggiato da una bambina cinese.
Non c'è differenza tra i due mondi, quello di sopra e quello di sotto, raccontati da Poore. Quando si muore, l'anima ritorna nell'Aldilà per attendere il cosmico verdetto circa la sua condotta in vita - «e se quaggiù sei stato Gandhi, allora lassù ti ritroverai in una villa con piscina».
Dopo aver fatto da aperitivo allo squalo, Milo si ritrova in un orrendo quartiere di periferia, chiaro segno che anche questa volta il Nirvana dovrà attendere. Ma c'è un grosso problema, gli spiegano coloro che, in millenni di reincarnazioni, ha imparato a conoscere e che ormai chiama in confidenza Ma' e Nonna.
Si tratta di due donne celesti, emanazione del boa universale, ma che tanto ricordano le ben poco divine zia Patty e zia Selma dei Simpson: se la prima è affettuosa con quella causa persa di Milo, la seconda sembra «un'anziana ex-capufficio irritabile andata a svernare in Florida». È infatti Nonna, tra fatti neri e sigarette, a informare Milo che il suo tempo sta per scadere: ad ogni anima sono concesse diecimila vite terrene, non una di più. Se non riesce a raggiungere il Tutto, allora diventerà parte del Nulla. Per essere più chiari, «la tua anima verrà cancellata come una di quelle inutili serie TV che non fanno ascolti.»
Milo è esterrefatto: gli restano dunque a disposizione solo altre cinque vite prima di scomparire. Essere stato arso vivo dall'Inquisizione in Spagna, impiccato in Sudan, condannato alla camera a gas in California, morto congelato esplorando l'Artico non gli è dunque valso a nulla. Ma nemmeno morire durante un orgasmo o essere catturato dai turchi e scagliato con una catapulta contro le mura di Vienna sono esperienze che giustificano, se non il Nirvana, almeno una piccola proroga? No, rispondono tassative Ma' e Nonna, consigliandogli di reincarnarsi in un asceta sulle montagne. Un'esistenza davvero sgradevole per Milo, il cui ostacolo alla Perfezione è solo uno: l'amore.
Sulla terra la sua anima si è innamorata «davvero davvero» 68504 volte: la prima fu da agricoltore nell'Età del Ferro, quando ebbe dieci figli, l'ultima su un'astronave durante la colonizzazione delle stelle. Nel frattempo è stato un gay felicemente sposato a Houston, l'amante di una prozia di Mozart e un'inconsolabile vedova giapponese che ogni sera preparava un posto a tavola per il marito scomparso.
È lassù che Milo si è innamorato solo una volta a partire dalla sua prima vita, avvenuta nel 2600 a.C. lungo il fiume Indo: di colei che da quella vita l'ha strappato appena bambino. La Morte - che detesta quel nome, «come darle torto?» e dunque si fa chiamare Suzie. Ha occhi lucidi e intensi, lunghi capelli neri l'avvolgono come un mantello; tra lei e Milo tutto è iniziato quasi per caso, salvo poi finire a letto insieme ogni volta che è venuta a prenderlo, quindi migliaia di volte. La loro storia finirà necessariamente quando Milo smetterà di reincarnarsi e dunque di morire: che sia quindi non per curiosità della vita, ma per amore della Morte che il protagonista proprio non ne vuole sapere di raggiungere il Nirvana?
Il romanzo di Michael Poore s'intitola Reincarnation Blues, ma il suo stile, grazie anche all'ottima traduzione dall'inglese di Gianluca Fondriest, è dannatamente rock, come una morte che ti dice «mettiti le mutande, amore».
La fantasia regna sovrana nel descrivere le avventure di Milo vita dopo vita. Il lettore smetterà ben presto di preoccuparsi della Perfezione, ma inizierà a riconoscere che le passioni e le debolezze umane sono le stesse, imperfette quaggiù e lassù - al pari di una birra che, quando serve, è sgasata sulla terra come nell'Aldilà.