Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

A colpi di suspense con protagonista paralimpico

Autore: Laura Badaracchi
Testata: SuperAbile Inail
Data: 27 febbraio 2018

Michel Bussi – il giallista francese di maggior successo Oltralpe, tradotto in 35 Paesi e autore da quattro milioni di copie vendute (di cui 450mila in Francia) – sceglie come protagonista del romanzo Mai dimenticare (tradotto in Italia da e/o) Jamal Salaoui, un giovane di origine magrebina arrivato a Yport, in Normandia, per allenarsi in vista dei Giochi paralimpici: ha «una gamba dotata di muscoli» e una artificiale, la sinistra, «che terminava con un piede di carbonio fissato a una scarpa da ginnastica», in seguito a un misterioso incidente. Lo scenario che fa da sfondo all’intreccio? Le falesie, coste rocciose con alte pareti a picco, che rendono la regione francese affacciata sulla Manica – dove l’autore è nato e dove insegna geografia all’Università di Rouen – un luogo di straordinaria bellezza.

Un’apparenza abbacinante che può rivelarsi un miraggio ingannevole, avvisa l’autore, avvezzo a servirsi della natura come madre e matrigna di leopardiana memoria. Proprio da una scogliera, infatti, Jam – che «si arrampicava con regolarità da metronomo sulla scogliera più alta d’Europa, centoventi metri», da abile sportivo – vede drammaticamente precipitare sulla spiaggia sottostante una ragazza seducente dalla chioma corvina, nonostante abbia provato in tutti i modi a dissuaderla dal proposito suicida: tragedia inevitabile, così come i vani tentativi di soccorso. Ma dato che nulla è ciò che sembra, il testimone rischia di essere sospettato e di trasformarsi in colpevole perché dalle indagini nel suo passato (e in quello della vittima) emergono elementi in grado di rimestare la verità.

Jamal è un personaggio a tutto tondo, così dopo la descrizione quasi cinematografica dell’episodio che gli cambierà la vita, prende la parola e comincia a raccontarsi in prima persona, nella forma di un diario serrato e senza sconti. Si rivolge direttamente al lettore mentre è a cena con una donna bellissima, sul punto di conquistarla. E creando suspense stabilisce un patto con chi sta divorando ogni riga, anzi fa una dichiarazione esplicita: «Vedrete, anche voi stenterete a credere ai deliri di un povero magrebino disabile. Il miracolo vi sembrerà troppo inverosimile. La versione dei poliziotti vi apparirà molto più accettabile. Vedrete, anche voi dubiterete. Fino alla fine».

Il protagonista gioca con i pregiudizi relativi alle sue origini e alla sua integrità fisica mancata, prende per mano il vittimismo e lo ribalta, esibisce la sua prestanza e le sue doti atletiche, improvvisando questioni filosofiche ma soprattutto svelando il suo credo nel caso o nel fato, quasi come assumesse la voce del coro di una tragedia greca: «A forza di vedere la moneta cadere sempre dalla stessa parte, e mai dalla mia, sono arrivato a immaginare la vita come una sorta di gigantesca congiura costituita solo da persone che hanno giurato di coalizzarsi contro di me. Alla loro testa c’è una specie di dio somigliante a un professore sadico che si accanisce sul più debole della classe, con gli altri compagni, contentissimi che i colpi non siano diretti a loro, che svolgono il ruolo dei carnefici zelanti. A distanza. Per evitare rimbalzi. Come se la iella fosse contagiosa». Ma aggiunge: «Poi, con gli anni, ho capito. È un’illusione. Nella vostra vita non incontrerete né perversi né professori che vi prendono come capri espiatori. Gli dei e i professori se ne fregano di voi, per loro non esistete. Siete soli. Perché la moneta cada un giorno a vostro favore dovete solo giocare spesso e molto, e ricominciare sempre. Insistere. È solo un fatto di probabilità. E dopo tutto, forse, anche di fortuna». Vince la sorte, forse. Oppure no?