Reincarnation Blues, una citazione:
“Tutte le cose hanno un senso, ora.
Tempo. Forza di gravità, Quale forchetta usare. Cerniere. Dimensioni infinite. Ingredienti dei tacos.
Fa tutto parte di un bellissimo sogno.
Passa un miliardo di anni.
Anzi, passerebbe, se il tempo non fosse solo una finzione del sogno.
Puoi andare avanti a sognare per un miliardo di anni. Che differenza può mai fare?
Un miliardo di anni sono solo una lunga dormita.”
Reincarnation Blues è il primo romanzo di Michael Poore ad essere pubblicato in Italia ed è una favola atipica, nelle cui pagine si spazia nelle epoche, nello spazio e nel tempo, in un vero e proprio blues metafisico.
In questo mondo ideato da Poore, ogni entità vivente (animale, vegetale o minerale) può fruire di 10000 vite, o cicli della rinascita.
Milo, il protagonista, è l’anima più antica del mondo. Non per questo, però, è la più saggia. Ha vissuto la bellezza di 9.995 esistenze – da animale, pianta, insetto, uomo e donna, etero e gay – e, pronto a reincarnarsi nuovamente, scopre che il suo tempo sta per scadere.
Glielo comunicano nell’Aldilà – “un posto simile alla Terra, ma anche diverso” – le forze primordiali che hanno assunto le fattezze di Nonna e Ma’, consigliere immortali e risolute, con nugoli di gatti randagi tra le gambe.
Ogni volta è lì, in quel limbo in cui è impossibile trasferirsi per sempre, che Milo può ricongiungersi all’amata Suzie, alias la Morte: donna dolce e appassionata, che vorrebbe lasciare l’impiego di triste mietitrice per aprire un negozio di candele.
Milo è fatto per gli altri, gli dice sempre Suzie. Ma a un’anima straordinaria toccano un amore straordinario e qualche vita extra per raggiungere la Perfezione. Stavolta però non sono concessi errori di percorso: ha solo gli ultimi cinque tentativi per essere un uomo esemplare, altrimenti svanirà.
Il destino della sua anima sarà quello di uscire dal ciclo delle reincarnazioni e raggiungere il Nirvana – che trova oltremodo noioso – o venire annullata nell’oblio?
Eppure ciò che lo preoccupa maggiormente è perdere Suzie, perché loro due “Erano complementari, come solo le persone che sono state assieme centomila volte sanno essere”.
Ogni capitolo in Reincarnation Blues è un’esperienza densa, un’Arcadia incontaminata. Impossibile definirne il genere, perché si oscilla dal noir allo storico, dalla fantascienza alla distopia, eternamente in cerca di quello che tutti anelano: un senso nella vita.
Un romanzo che ci porta dovunque, dall’antica India a una colonia penale posta su una lontana galassia del futuro, da Vienna al Michigan, dall’Età del Ferro alle astronavi, vivendo ogni tipo di esistenza immaginabile, con un grande interrogativo che sempre incombe: cosa rende “perfetta” una esistenza?
Con Milo scopriamo che la saggezza non si impara e non si insegna, perché non esiste. Ci si sbaglia, e per questo si ritenta ancora. E ogni volta, nonostante più possibilità implichino maggiore solitudine, nonostante l’esperienza della morte sia talvolta pura sofferenza, la magia è la medesima.
Poore ci regala uno strambo, emozionante e spassoso romanzo sul cambiamento e sulla morte, che si muta per incanto in un grande inno alla vita.
Perché forse l’unica certezza che dovremmo avere è quella di riconoscere, ovunque ed in qualunque tempo, il volto della persona amata.