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Un grande amore senza troppi sentimentalismi

Autore: LDC
Testata: La Provincia
Data: 16 febbraio 2010

Prendi un qua- rantenne dongiovanni, abituato ad avere tante donne, mettilo in una libreria che vende te- sti commerciali e giu- ridici, un po’ puzzo- lente, fagli incontrare una donna bellissima e refrattaria all’amo- re, impasta bene ed ecco, avrai preparato una bellissima storia d’a- more dei tempi moderni. Tempi in cui, co- me sottolinea Andrea Manni per bocca del suo protagonista, non si ha più la forza di affrontare l’amore, tempi in cui le conqui- ste sono facili, ma anche apparenti, tem- pi in cui un uomo e una donna ci mettono una vita per capire di essere innamorati (e un secondo per lasciarsi). All’ansia di un rapporto vero e impegnativo si sostituisce una malinconia più confortante, un vuoto che si può colmare facilmente, perché di cose da fare ce ne sono, e allora via con i parties, via con le avventure toccata e fu- ga, via con le serate passate in compagnia del televisore e di una bottiglia. Tutto riempie quel vuoto dentro, ma fino a che punto? Fino a quan- do la malinconia reg- ge, fino a quando non si spezza anche questa finta tranquil- lità? Il tempo dell’a- more è in arrivo an- che per lui, Nino, e l’amore sarà così for- te, così potente da spezzare ogni resistenza. Anche perché lui non è solo, ma i suoi amici sono simili a lui, e nei loro fallimenti a un certo punto Nino vede con chiarezza i suoi. Ma non so- lo: anche Roma, la sua bellissima Roma dai grandi parchi e dagli alberi secolari, lenta- mente si insinuerà dentro di lui, e la sua quiete distesa riuscirà in qualche modo a placare i moti contrastanti del suo animo. La lettura scorre senza intoppi e anzi, di- ciamolo pure: è un libro che si legge tutto d’un fiato, che viaggia su ritmi repentini, come quelli dell’amore. Sebbene su tutta la costruzione narrativa sia stato spruzza- to un velo di ironia (leggera e non fastidio- sa) non mancano i momenti poetici, che non si appiattiscono però in retorico ro- manticismo, proprio in virtù di questa iro- nia. Perché, è vero, quando siamo innamo- rati ci sentiamo grandi, potenti. E allora l’autore ci gioca, ingigantisce ancora di più i nostri egocentrismi un po’ infantili in mo- do da smussarne il lato ridicolo, ma non l’incanto. Così possiamo sognare tutti sen- za il timore di cadere nella retorica e nei facili sentimentalismi. Un’ottima prova per Andrea Manni, soprattutto se pensiamo che questo è il suo primo esperimento.