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intervista a Massimo Carlotto

Autore: Giacomo Brunoro
Testata: sugarpulp.it
Data: 22 aprile 2010

Sono passati poco più di sei mesi dall’ultima volta che abbiamo avuto il piacer di scambiare due chiacchiere con Massimo Carlotto, uno dei padrinidi Sugarpulp. Allora si parlava del suo nuovo libro, il bellissimo e durissimo“L’amore del bandito”, oggi invece siamo di fronte ad un progetto che rappresenta una novità assoluta per quanto riguarda il panorama letterario italiano.

Carlotto infatti ha riunito intorno a sé una factory di giovani autori con cui lavorare per sviluppare nuove storie, nuovi romanzi e nuove idee. Un laboratorio creativo che vuole essere un punto di aggregazione e di confronto, capace anche di offrire una maggiore visibilità a nuovi autori emergenti.

Ciao Massimo, per prima cosa bentornato su Sugarpulp. Come nasce l’idea di dare vita a questa factory? E come si sviluppa da un punto di vista pratico il lavoro di questo nuovo laboratorio?

La consapevolezza che il noir muta più velocemente di un tempo mi ha convinto a mettere in piedi una sorta di laboratorio totalmente dedicato alla sperimentazione, il cui obiettivo non è di arrivare alla definizione di un filone e tantomeno di una scuola ma dare senso a esperienze collettive e individuali. Siamo un gruppo eterogeneo, formato non solo da scrittori, che lavora in comunità sia sul profilo teorico approfondendo temi specifici e analizzando lo sviluppo del genere a livello internazionale, sia su quello pratico della ricerca, l’indagine e la produzione di idee utili a scrivere romanzi. La scrittura è l’unico momento totalmente individuale della nostra struttura. Attualmente l’aspetto che stiamo privilegiando è quello della costruzione di trame, convinti che una buona idea possa diventare geniale se si mettono insieme persone motivate e capaci ma stiamo già pianificando altri terreni di ricerca.

Il concetto di factory di autori rappresenta una novità assoluta per la letteratura italiana: quali sono i vantaggi per un autore che può contare su un gruppo di lavoro di questo tipo?

Se a uno di noi viene in mente l’idea di un romanzo la condivide con il gruppo e se viene ritenuta valida, tutti lavorano all’ideazione e alla stesura della trama, il che significa un coinvolgimento anche nella raccolta del materiale che per noi significa indagine giornalistico-investigativa. Un lavoro che termina solo quando il gruppo è convinto che la storia valga al punto da essere scritta e diventare romanzo. A quel punto la storia ritorna nelle mani dell’autore. Tutti lavorano a tutti i progetti ma alla fine solo uno scrive ed è l’unico “proprietario” del romanzo, un’esperienza interessante anche dal punto di vista umano. Poi uno è liberissimo di lavorare all’esterno del gruppo e di scrivere “altro” e in altro modo.

“Donne a perdere” è il primo titolo che nasce da questo esperimento: quali saranno i prossimi?

Donne a perdere è nato dopo l’esperienza di Perdas de fogu. Quattro degli autori che avevano partecipato all’indagine e alla prima fase di scrittura collettiva hanno lavorato in totale autonomia, l’unico punto in comune era il tema, donne a perdere appunto. L’obiettivo era quello di pubblicare in Italia il primo volume con tre romanzi e costruire il terreno per una struttura più agile e produttiva. Tra un anno usciranno invece una serie di romanzi singoli, frutto della nuova fase di sperimentazione.

Noi di Sugarpulp stiamo cercando di valorizzare un tipo di narrativa molto preciso, vale a dire un noir che punta su trame articolate e complesse, su uno stile di scrittura veloce e dinamico e, soprattutto, su una scrittura fortemente radicata nel territorio: quanto peseranno questi punti sulle prossime produzioni della factory?

Leggo e apprezzo la produzione di Sugarpulp e la individuo come “esperienza” nel panorama nazionale. Trama, scrittura e territorio sono ovviamente punti che pesano e peseranno ma in modo completamente differente. A noi non interessa riprodurre l’esistente se c’è già qualcuno che lo fa bene.

Che consiglio daresti a chi vuole scrivere un libro noir?

Di studiare storia e autori del genere (nel nostro gruppo il corso di formazione dedicato è biennale) e di leggere moltissimo. E non solo quello che piace.

Oggi come oggi il genere noir è molto inflazionato, se mi passi il termine: cosa ti piace e cosa non ti piace di quello che leggi? (non necessariamente solo in Italia)

Non mi piacciono i romanzi che non hanno nulla di nuovo e ripropongono storie già lette (o già viste) e purtroppo sono molti. Il genere è inflazionato da una politica editoriale che punta a riempire le librerie a qualsiasi costo, troppo spesso a scapito della qualità ma per fortuna tante buone letture che arrivano un po’ dappertutto sono a portata di mano. Basta saperle cercare.