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La guida geniale

Autore: Stefania Parmeggiani
Testata: La Repubblica - Robinson
Data: 22 luglio 2018

Il vero mistero non è l'identità di Elena Ferrante. E neanche gli interrogativi imposti dalla sua scelta di anonimato. Il punto è capire come ha fatto a cambiare la letteratura italiana senza nemmeno esistere. Come ha fatto a trasformare Napoli e l'Italia in un repertorio di storie della modernità, un classico dei nostri tempi. Cosa c'è all'origine della febbre che ha contagiato sette milioni di persone nel mondo? Cosa c'è che unisce le amiche che in America celebrano il rito dell'acquisto in coppia della quadrilogia allo studente dell'università di Nanchino, in Cina, che in quelle stesse pagine decifra la parabola del Partito comunista italiano? Cosa c'è che fa sentire l'opera della Ferrante vicinissima all'esperienza personale di una emigrata inglese in Australia e di un lettore di Glasgow o in generale di città rimaste ai margini dell'economia neoliberista?

Per decifrare il mistero di questo successo internazionale, Tiziana de Rogatis, docente di Letterature comparate e studiosa di costruzione del femminile, nel saggio Elena Ferrante. Parole chiave, attraversa il labirinto dell'Amica geniale, ma anche dei tre libri che lo hanno preceduto, della fiaba La spiaggia di notte e della raccolta di scritti La frantumaglia. Si muove tra le pagine analizzando la lingua, i neologismi, le voci e i registri, mette a nudo la simmetria della struttura e l'incoerenza dei personaggi, le corrispondenze tra i generi e i loro ribaltamenti, scandaglia i temi e restituisce il tutto ai lettori tramite parole chiave. Lei dice "segnali luminosi" che sintetizzano gli aspetti multiformi della scrittura, i nuclei di discorsi, le immagini comuni che riconducono tutte le protagoniste a un discorso sulla soggettività femminile. Dal nucleo - l'amicizia imperfetta tra Elena e Lila - si dipanano innumerevoli strade: la differenza femminile e di classe, la relazione conflittuale tra madri e figlie, Napoli come città di confine, il bilinguismo o meglio il conflitto e i travasi tra lingua nazionale e dialetto, l'emigrazione, la scuola come esperienza formativa ma anche alienante per i subalterni, la violenza maschile, l'emancipazione e il dominio, l'estraneità e l'inclusione, la Storia e la politica, la parabola dell'Italia dagli anni Cinquanta al berlusconismo, la frantumaglia e la smarginatura, esperienze affini che indicano rispettivamente una scomposizione traumatica della realtà e un dissolversi dei confini di persone e cose. Il lettore può scegliere su quale strada incamminarsi e su quale parola chiave soffermarsi non tanto per sistematizzare l'universo narrativo della Ferrante, quanto per capire i motivi che lo hanno reso dipendente. Perché è stato contagiato dalla "Ferrante fever"? Qual è stato il tema che lo ha avvinto fino a fargli maledire la fine della quadrilogia? Le storie di Elena e Lila rispecchiano le vite nomadi e sradicate della modernità, le storie di chi va e di chi resta, di chi ha subito violenza e di chi ha cercato, almeno una volta, di elaborare forme di resistenza creativa, di chi è cresciuto al margine e proprio dal margine ha tratto la propria identità e forza vitale. I lettori si specchiano e nello stesso tempo sono costretti a riflettere sul proprio immaginario, su come sia stato colonizzato da millenni di dominio maschile. Scrive de Rogatis: "Forse oggi abbiamo tutti bisogno che l'arcaico sociale e di genere del nostro contemporaneo e del nostro quotidiano emerga non attraverso un pensiero filosofico o saggistico, ma attraverso una storia. E che infine questa storia si fondi su un evento umano universalmente vissuto e sentito, un evento finalmente visibile nella forma letteraria e nel nostro immaginario: l'amicizia tra due donne". È questo il prodigio Ferrante: avere reso universale ciò che normalmente è considerato marginale.