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L'Italia multietnica è tra le vie di Roma

Autore: Carlo Annese
Testata: La Gazzetta dello Sport - Altri Mondi
Data: 2 ottobre 2010

Il suo Scontro di civiltà a piazza Vittorio è diventato un film e uno slogan per indicare la dura integrazione in Italia dei primi immigrati arabi. Quattro anni dopo, Amara Lakhous, nato ad Algeri e da due anni italiano, sposta la scena del nuovo romanzo, Divorzio all'islamica a viale Marconi (E/O, 192 pag., 16 euro), in un altro quartiere multietnico di Roma e intreccia i sogni di libertà di una moglie egiziana costretta a portare il velo con le indagini di un finto tunisino impegnato a scoprire una cellula di Al Qaeda.Com'è cambiata la sua percezione dell'Italia in questi quattro anni?«Si parla molto di integrazione, però in realtà manca l'accettazione di una verità palese: l'Italia è un Paese multietnico. Malgrado questo, oggi chi nasce in Italia non è italiano. C'è una legge sull'immigrazione che non favorisce l'accoglienza ma l'esclusione. Basta pensare all'odissea del rinnovo del permesso di soggiorno».I protagonisti del libro usano una lingua infarcita di dialetti e di «parlati» tipici degli immigrati. Oggi il nostro è un italiano meticcio?«Nella mia fase extracomunitaria ho goduto di una cittadinanza particolare: sono stato accolto con generosità dalla lingua italiana. Il mio italiano è volutamente meticcio: credo sia la mia via all'originalità. È anche un modo per fecondare la vostra letteratura: l'immigrazione non è solo una risorsa economica, ma anche culturale».