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Parola agli immigrati, esce il nuovo romanzo dell'algerino-romano Lakhous

Autore: Oliviero La Stella
Testata: Il Messaggero
Data: 21 ottobre 2010

Una strada qualsiasi di una città può raccontare l’Italia. Le paure della nostra società, gli egoismi, la diffidenza nei confronti del “diverso”, il razzismo, la condizione femminile... E’ quanto efficacemente dimostra il nuovo romanzo di Amara Lakhous Divorzio islamico a viale Marconi, appena pubblicato dall’editore e/o (189 pagine, 16 euro).

Lakhous, 40 anni, algerino, dal 1995 vive a Roma. Scrive in italiano. Nel 2006 pubblicò sempre con e/o Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio, che ha ispirato l’omonimo film di Isotta Toso uscito nelle sale a maggio scorso. Tradotto in varie lingue, Scontro di civiltà fu una felice sorpresa nel nostro panorama letterario. Un successo che pare destinato a ripetersi con il nuovo libro, nel quale l’autore affronta temi importanti con penna leggera e ironica (e con spirito laico). «In effetti è soprattutto un romanzo sull’Italia», ci dice Lakhous, che aggiunge: «La molla è stata la curiosità di capire la diffidenza e la paura verso gli immigrati in un Paese che ha avuto una lunga e dolorosa storia di emigrazione».

Da piazza Vittorio, Lakhous si sposta ora in un luogo romano altrettanto multietnico, appunto viale Marconi. Il giovane Christian, interprete di tribunale con un’assoluta padronanza della lingua araba, viene coinvolto dai servizi segreti in una delicatissima operazione: scoprire chi sono i componenti di una cellula di terroristi musulmani attiva in viale Marconi che, a quanto risulta, starebbe preparando un clamoroso attentato. Assunta l’identità di Issa, immigrato tunisino in cerca di posto letto e di lavoro, il nostro infiltrato prima ancora dell’ipotetica organizzazione islamica si imbatte negli occhi fascinosi di Safia: un’immigrata egiziana che si fa chiamare Sofia, indossa il velo e tenta di emanciparsi (non senza lacerazioni) da una cultura che sottomette la donna all’uomo nella vita terrena e anche nell’Aldilà. Nel suo caso l’uomo-padrone è il marito Said, architetto reinventatosi pizzaiolo. E dunque attraverso le vicende di Issa e di Sofia l’autore realizza, spiega egli stesso, «una sorta di specchio in cui due realtà si confrontano, quella dell’italiano di fronte alla condizione dell’immigrato e quella dell’egiziana alle prese con il modello occidentale».