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Recensione 'La mia devozione' di Julia Kerninon

Testata: La libridinosa
Data: 19 settembre 2019
URL: https://www.lalibridinosa.com/2019/09/recensione-in-anteprima-la-mia.html

L'animo di una donna può celare i propri sentimenti per un'intera vita e farne il fulcro della propria forza e della propria distruzione. È questo che impareremo ascoltando le parole di Helen. Parole che macchiano pagine, parole che attraversano la sua intera vita per raccontarci un amore lacerato, perduto, distrutto.

Helen e Frank si conoscono ragazzini. Entrambi figli di diplomatici e, soprattutto, superstiti di famiglie malate, subito dopo il diploma di trasferiscono ad Amsterdam, dove daranno il via a un rapporto fatto per gran parte di silenzi. Frank è disorganizzato, disordinato e senza regole tanto quanto Helen è precisa e seria. Pittore lui, letterata lei, trascorreranno la loro intera esistenza in balìa di un rapporto ambiguo e viscerale.

Quello che salta immediatamente agli occhi del lettore è l'amore, a tratti morboso e ossessivo, che Helen ha per Frank. Sarà lei, durante tutta la storia, a rivelare le sue fragilità, a mostrarci le cicatrici che le attraversano l'anima. Nella sua rigidità quotidiana, nelle sue giornate fatte di parole e di carta, Helen riempirà tutti i suoi vuoti con la sola presenza dell'uomo che ama. E quando, a più riprese, lui volgerà il suo sguardo altrove, quando, più volte, anche il suo corpo sarà altrove, ci ritroveremo ad avere a che fare con una donna che scoprirà tutte le sue fragilità e i suoi smarrimenti.

La storia che Helen racconta, con uno sguardo, quasi sussurrando, a quell'uomo che non vede da vent'anni e che adesso è lì, anziano, canuto, ma sempre meravigliosamente amore, è la storia di un sentimento infinito, uno di quegli amori che, per quanto male possano farci, per quante lacrime ci facciano versare, sono impossibili da lasciare andare definitivamente.

Solo un grande dolore, un dolore che squassa l'anima, riuscirà a separare definitivamente Helen e Frank. E poi la vita ci mette lo zampino e si ritrovano lì, per caso, tra le strade di Londra: anziani, quasi estranei, ma sempre loro. E allora Helen deciderà di raccontare, di aprire a Frank, finalmente, quel cuore che ha sempre tenuto chiuso, rannicchiato all'interno di un corpo che diceva altro. E le parole sgorgheranno, prima timide, sussurrate, poi violente, dolorose, inarrestabili.

Leggere questo romanzo è stata una sorta di auto-terapia, un'analisi di ciò che ho chiuso dentro, che ho negato, che ho nascosto anche a me stessa. La mia devozione rispecchia perfettamente ciò che narra: un amore non morboso, ma viscerale; una storia lunga una vita che evapora in pochi istanti e nella maniera più dolorosa che una persona possa vivere.

Non è un romanzo per tutti, questo. Servono cicatrici profonde per poterlo amare, servono scorte di dolore per poterlo capire. Ma è un romanzo che penetra sottopelle, che eviscera, che graffia, che lascia esausti e pieni.