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Ferrante, ricomincia da una sparizione l'ultima saga della scrittrice-fantasma

Autore: Cristina Taglietti
Testata: Corriere della Sera
Data: 7 ottobre 2011

Ci risiamo, torna il mistero Elena Ferrante. Anzi, forse sarebbe meglio dire la saga. Sì perché l'uscita, il 26 ottobre, del nuovo romanzo della scrittrice senza volto, L'amica geniale, è soltanto una prima puntata a cui seguiranno, promette nel comunicato Sandro Ferri, proprietario della casa editrice e/o, «altri romanzi nel giro di pochi mesi». D'altronde il sottotitolo di questo romanzo è «Infanzia, adolescenza», preludio a una maturità e anche a una vecchiaia. Segno che Elena Ferrante, dal 2006, quando uscì La figlia oscura (seguito, l'anno dopo, dalla favola per ragazzi La spiaggia di notte), ha lavorato alacremente nel beato anonimato che la circonda, lasciando agli altri il compito di fare congetture sulla sua identità, di stabilire se sia vero che, in realtà, non esiste e che a scrivere quei romanzi di successo, diventati anche film (L'amore molesto e I giorni dell'abbandono) potesse essere Fabrizia Ramondino (scomparsa nel 2008) o che fosse il critico Goffredo Fofi, consulente di e/o, nonché intervistatore per due volte dell'autrice clandestina o ancora Domenico Starnone, da solo oppure in coppia con la moglie Anita Raia, traduttrice dal tedesco e curatrice della collana in cui apparve il primo romanzo. Una lettura attenta di L'amica geniale (pagine 336, e/o), incentrato come tutti gli altri, su figure femminili, permetterà di continuare il gioco dell'attribuzione, cercando le ricorrenze stilistiche o eventuali riferimenti biografici. Certo, è significativo che il prologo di questo romanzo ambientato nella periferia di Napoli si intitoli Cancellare le tracce e abbia a che fare proprio con il desiderio di sparire. Siamo ai giorni nostri e Elena, una delle due protagoniste, riceve una telefonata dal figlio della sua amica Lila che le comunica che la madre non si trova più. «Sono almeno tre decenni che mi dice che vuole sparire senza lasciare traccia, e solo io so bene che cosa vuole dire — riflette l'io narrante —. Non ha mai avuto in mente una qualche fuga, un cambio di identità, il sogno di rifarsi una vita altrove. E non ha mai pensato al suicidio, disgustata com'è dall'idea che Rino abbia a che fare col suo corpo e sia costretto a occuparsene. Il suo proposito è stato sempre un altro: voleva volatilizzarsi; voleva disperdere ogni sua cellula; di lei non si doveva trovare più niente. E poiché la conosco bene, o almeno credo di conoscerla, do per scontato che abbia trovato il modo di non lasciare in questo mondo nemmeno un capello, da nessuna parte». Da lì, da quella sparizione totale comincia un percorso a ritroso che riporta le due amiche nella miseria della periferia partenopea degli anni Cinquanta dove si conoscono quando sono bambine e le segue fin sulla soglia dell'adolescenza. Il romanzo segna da subito un passo diverso rispetto alle precedenti narrazioni incentrate su dense storie private, proponendosi come una vera e propria saga ricca di personaggi e di intrecci che raccontano, sullo sfondo, i mutamenti storici e sociali che la città e tutta l'Italia subiscono nel corso dei decenni.