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Macadàm, Paolo Teobaldi racconta Pesaro e l’Italia con la vita del cantoniere Gengoni Selvino

Autore: Luciano Murgia
Testata: PU24.it
Data: 1 settembre 2013

PESARO – Tanti anni fa, il professor Paolo Teobaldi ideò, con la collaborazione dell’Istituto “Genga” e dell’assessorato alla Cultura del Comune di Pesaro, gli incontri con gli scrittori.

Il 19 aprile 1980, in un Teatro Sperimentale mai così gremito, gli studenti ebbero la fortuna di incontrare Leonardo Sciascia.

Ancora più fortunati fummo noi che trascorremmo un paio di giorni con lo scrittore siciliano. Di quei momenti, a distanza di 33 anni, mi è venuta in mente Sciascia che parlava di Pirandello, della sua frase: “Ci sono scrittori di parole e scrittori di cose…”. Per Pirandello, Verga era scrittore di cose, D’annunzio di parole.

Ho pensato a Sciascia, e quindi a Pirandello, leggendo, anzi centellinando come un bicchiere di buon vino rosso, l’ultimo libro di Paolo Teobaldi, Macadàm.

Chiusa l’ultima pagina, rilette le precedenti, una a una, sono convinto che raramente un libro di cose abbia contenuto tante parole. Scrittore di parole non è un complimento, anzi. Eppure, in un capolavoro – tale considero Macadàm – ricco di cose, c’è un meraviglioso uso di parole.

Il libro del professor Teobaldi è un’istigazione all’acquisto del vocabolario della lingua italiana”. Mi conforta che altri abbiano la stessa certezza. Non voglio citare chi, anche se mi piacerebbe farlo per esaltare la straordinarietà di un libro, di uno scrittore.

Una volta, quando l’autostrada A14 Bologna-Bari-Taranto era solo un’idea, il “curvone” era la curva della Statale Adriatica dove di notte si schiantavano i camion guidati da autisti troppo stanchi per il lungo viaggio verso nord. Arrivavano dal sud, carichi di frutta, e tendevano ad andare dritti in Viale della Vittoria, verso il porto, rischiando di entrare nell’albergo all’angolo. I residenti ricordano ancora bruschi risvegli, scene apocalittiche, la strada bloccata. Il “curvone” era anche dove giocare a tennis.

D’ora in poi, grazie al libro di Paolo Teobaldi, il “curvone”, al chilometro 238,491, è il cuore del racconto della vita vissuta e narrata da Gengoni Selvino, figlio di Terenzio (non poteva che chiamarsi così, figlio di una città che ha per patrono l’omonimo santo) il cantoniere della Nazionale. Che poi – per dire, come ama scrivere Teobaldi – è una famiglia di cantonieri. Lo era Terenzio padre, lo sarebbe stato anche Terenzio figlio, detto Renzino, se… E tutti erano Macadàm. Che deriva dal cognome dell’ingegnere scozzese (ho letto inglese in qualche recensione che, avvicinandosi il referendum per l’indipendenza, rischia la querela) John Loudon McAdam, inventore di una particolare pavimentazione stradale che eliminava i pericoli dell’acqua piovana.

Viviamo clonati dal linguaggio televisivo, fatto di poche parole e contenuti. Basta urlare ogni tanto, magari in inglese, e sentirci “in linea”. Paolo Teobaldi e il suo libro ci danno la scossa, imponendoci – piacevolmente – di imparare cose dimenticate, di conoscere termini che ignoriamo. Colpevolmente.

Leggendo Macadàm si rimane avvinti dalle cose, che poi sono la storia di Pesaro ma anche dell’Italia, perché sulla Nazionale Adriatica sono passati i piccoli e i grandi fatti della nostra vita. E dalle ricche storie dei personaggi, da quella di Selvino e dei genitori e della sua moglie Isolina, ma anche del dottor Gaida e della Marescialla, dell’Americana e dell’ingegner Fagian.

Il libro è pure un piccolo manuale di educazione civica. Il cantoniere Gengoni Selvino, quando i giornali titolano – con faciloneria – “ALBERI ASSASSINI” oppure “OGNI ALBERO UNA CROCE”, come se fosse colpa loro, si domanda, anzi domanda: “Ma cosa dovevano fare più di stare fermi?”

Storie che raccontano, appunto, una storia più grande, con un finale che non piacerà a qualcuno (per fortuna pochi) ed emozionerà molti. Non lo anticipiamo. Leggetelo. Ma non è facile, perché in quasi tutte le librerie pesaresi rispondono: “Esaurito”. Prenotatelo, allora, magari con un vocabolario, che ai tempi di Internet è reperibile pure on line.

Paolo Teobaldi, Macadàm Un “on the road” alla rovescia, edizione e/o, 18 euro (spesi molto bene).

La scrittore pesarese ha pubblicato anche Scala di Giocca (Edes, Cagliari 1984), Finte, Tredici modi di sopravvivere ai morti; La discarica; Il padre dei nomi (Premio Frontino Montefeltro 2002); La badante; Un amore involontario (finalista al Premio Strega); Il mio manicomio, tutti per edizioni e/o. I suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue.