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L'american dream infranto dei migranti

Autore: Gian Paolo Serino
Testata: La Provincia
Data: 9 gennaio 2016

Ripubblicato "Il vento di San Francisco' di Howard Fast: intrecci e passioni di chi scopre una realtà diversa Nella saga familiare di Danny Lavette gli ideali di libertà anche personale che riflettono la vita dello stesso autore

Un romanzo "intramontabile",di quelli che al fascino della trama ricca di personaggi, coniuga la storia di un paese, gli Stati Uniti sin quasi dalle origini del proprio mito: da quando per i tanti emigranti dalla fine dell'800 era la nuova Terra Promessa, sino ai suoi luoghi più oscuri: su tutti un "american dream" che non era sempre quello che prometteva. Il grande sogno americano, in queste pagine, crolla spesso: la storia vera e propria prende avvio quando il protagonista rimane orfano dopo il devastante terremoto che rase al suolo San Francisco il 18 Aprile 1906, mentre anche la Grande Depressione e il crack della Borsa del 1929 avranno effetti non da poco. Howard Fast, tra i maggiori scrittori americani del 900 (ma in Italia sino a oggi quasi dimenticato) è chiaro sin dalle prime righe di un'opera il cui titolo originale, non a caso, è "The immigrants": «Gli emigranti non possedevano una profonda consapevolezza del loro ruolo. Non pensavano alla storia né li vedevano come parte di essa. Conoscevano la mitologia del luogo verso cui erano diretti, non la realtà».

Quarantena sul promontorio
Quella traversata dell'Atlantico ambientata nel 1888, racconta della famiglia di pescatori dei Lavette, in parte italiana (di San Remo) e in parte francesi (di Marsiglia) che giunti, all'ombra della Statua della Libertà, devono subito affrontare la quarantena sul promontorio di Staten Island intruppati come bestiame, gemevano di fronte a tanti misteri: l'inoculazione contro il vaiolo, le lunghe ore di attesala paura, il sentirsi smarriti». Da qui inizia una saga familiare di coraggio, generosità e sentimento che vede in Danny Lavette il protagonista indiscusso. Il romanzo torna nelle librerie dopo anni di oblio grazie alle Edizioni E/0 (traduzione di Augusta Mattioli, pp. 470, eum l8) con il titolo "Il vento di San Francisco": un vento che ci accarezza o ci spazza via, a seconda delle pagine, in un vortice di emozioni e di sentimenti.

Denny Lavette, dopo la perdita dei genitori, inizia la sua ascesa da semplice pescatore prima diventa padrone di parecchi pescherecci, poi ha l'idea di acquistare vecchie navi e trasformarle in mercantili impiegati per il trasporto e lo scarico dell'immondizia (anche questa una potente metafora), e durante la Grande Guerra, mentre un'intera nazione è arruolata per combattere in Francia, le navi di Daniel trasportano munizioni e rifornimenti. Alla fine del confiltto ha il sentore che ilvento cambierà, vende i mercantili per costruire piroscafi per passeggeri e per seguire il sogno di creare una linea aerea. Sempre più ricco, lui umile figlio di pescatori, si sposa con Jean, figlia di un banchiere di SanFrancisco.

Daniel va controcorrente in tutto: una moglie Wasp, un socio ebreo, un contabile cinese in una città in cui lui stesso, cattolico non praticante, è discriminato quanto gli ebrei e i cinesi. Ricorrendo a prestiti (puntualmente restituiti con gli interessi) costruisce una fortuna e la sua splendida villa a Russian Hill diventa presto un simbolo per molti emigranti in cerca di fortuna.

E in un romanzo come questo non può mancare l'amore: ancora una volta Daniel sceglie l'innocenza dei sentimenti e la propria libertà innamorandosi della giovane figlia del suo contabile cinese. Come ci racconta Giulio Passerini, nella puntuale nota editoriale "Howard Fast: il cuore rosso dell'America" i rommzi di Fast hanno conquistato milioni di lettori in tutto il mondo. Fast, figlio di un padre immigrato dall'Ucraina e di una madre di origini britanniche, malgrado le gravi difficoltà economiche, riuscì a formarsi una propria cultura frequentando la "New York Pubblic Library" e in quella biblioteca inizia a scrivere i primi racconti e romanzi. Ben presto, appena ventenne, nel 1943 si iscrive nelle file del Partito Comunista una scelta che porterà all'esclusione per anni di tutti i suoi libri nelle biblioteche e nelle scuole e nel 1950 a essere condannato a tre mesi di carcere in una prigione federale. In cella scrisse il suo romanzo più famoso: quello "Sparlami?, che pubblicò a proprie spese e che nel 1960 Stanley Kubrick porterà sugli schermi di tutto il mondo con Kirk Douglas a interpretare il celebre schiavo che si ribella all'imperialismo romano. Anche questa una metafora attualissima oggi che, mai come prima, l'America è un Impero che, volenti o nolenti, comanda le sorti di tutti noi. Alla fine il vento non è poi tanto cambiato.