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Eric-Emmanuel Schmitt, Il lottatore di sumo che non diventava grosso

Autore: Gilles Pudlowski (Le Point)
Testata: Internazionale
Data: 18 novembre 2009

Sotto le spoglie di un racconto lungo, questa è una parabola filosofica di portata universale. Eric-Emmanuel Schmitt, autore di teatro messo in scena da Parigi a New York, romanziere di successo e anche regista, ha intrapreso un ciclo di romanzi sulle religioni. Milarepa evocava il buddismo, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano il sufismo, Oscar e la dama in rosa il cristianesimo, Il bambino di Noè l'ebraismo. Quest'ultimo romanzo, Il lottatore di sumo che non diventava grosso, riassume l'essenza del buddismo zen attraverso l'avventura di Jun, una specie di selvaggio litigioso e ribelle, sperduto a Tokyo. Un maestro di sumo gli insegna pian piano ad accettarsi e a far pace con sé stesso; ne nasce un amore, si manifesta una vocazione. Schmitt, professore di filosofia, dotato di takento di divulgatore, racconta, spiega, incanta. È allo stesso tempo semplice, complesso, limpido e sconvolgente. E ciascuno ci si può riconoscere. In breve, si applaude allo spettacolo e si chiede il bis.