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Viaggio da Ferrara a Torino: il '900 di una famiglia ebraica

Autore: Massimo Tallone
Testata: La Repubblica / Torino
Data: 14 ottobre 2011

Asini, oche e rabbini è scritto in prima persona e narra vicende realmente accadute a Roberta Anau e alla sua famiglia, ma il taglio autobiografico scantona spesso in guizzanti note sulla lingua ebraica, accenna ai costumi di una comunità e indaga su pezzi di storia collettiva pescando dall'album di fotografie e dai ricordi di casa. Il respiro è quello pieno della letteratura, per come coinvolge mente e corpo del lettore nel flusso dei fatti e dei pensieri, del pianto e del riso. C'è tutta Roberta Anau, in questo libro, il suo tono vibrante e irriverente che nasconde un lato partecipe e commosso, ma c'è anche molto della famiglia ebraica da cui proviene, e ci sono i terribili rintocchi di morte che il Novecento ha voluto far sentire (tanto per non sembrare diverso dai secoli precedenti) al popolo del Libro. Così, capitolo dopo capitolo, l'autrice gioca a rimpiattino con la Ferrara del dopoguerra in cui è cresciuta, con la Torino degli anni Settanta dove vita privata e vento di libertà si fondono e confondono in pagine dal taglio vivido e ipnotico, e con la Miniera, vicino a Ivrea, dove oggi accoglie i curiosi di cucina ebraica. E su tutto, le parole quotidiane della lingua ebraica trovano un loro modo danzante e non didascalico di affiorare alla superficie del testo, con le loro varianti ferraresi, piemontesi e livornesi. Insomma, Asini, oche e rabbini non è invenzione, eppure l'architettura del racconto e la progressione narrativa, insieme con la divertita sonorità della sintassi, creano meccanismi di attesa che portano il lettore al pieno coinvolgimento emotivo, e questo è appannaggio del romanzo, un romanzo speciale, dove la liquida verità del racconto deborda e si dispone là dove incontra gli occhi e il cuore di chi legge, scorrendo nelle vene di chi ama le storie, straripando nelle secche di chi studia la Storia, riempiendo le attese di chi riflette, anche sul piano psicanalitico, sull'importanza della madre (già, perché questo non è un libro su una madre, ma quanto conta quella madre…).