Signor Presidente,
Intendiamo richiamare la sua attenzione sul danno che deriva alla reputazione della Repubblica di Turchia e alla dignità e al benessere dei suoi cittadini da azioni che a giudizio delle massime autorità mondiali sul tema della libertà di espressione si configurano come carcerazione illegittima e indebita condanna nei confonti di scrittori e pensatori colpevoli solo di esercitare il diritto universale alla libera espressione.
Le ricordiamo il Memoriale sulla libertà di espressione in Turchia (2017), redatto da Nils Muižnieks, all’epoca Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa che osservava allarmato: “Lo spazio destinato al dibattito democratico in Turchia si è ridotto in misura preoccupante a seguito della più intensa persecuzione giudiziaria esercitata ai danni di ampi strati della società, che tocca giornalisti, parlamentari, accademici e cittadini comuni nonché all’azione del governo che ha ridotto il pluralismo e portato all’autocensura. Tale degrado è intervenuto in uno stato di cose molto difficile, ma nè il tentato golpe, nè altre minacce terroristiche che la Turchia si trova ad affrontare possono giustificare misure che violano la libertà dei media e rinnegano lo stato di diritto fino a questo punto. E’ urgente un cambio di rotta da parte delle autorità, che porti alla revisione della normativa e della procedura penale, ripristinando l’indipendenza della magistratura e ribadendo l’impegno a tutelare la libertà di espressione”.
Le preoccupazioni del Commissario sono esemplificate al meglio dalla carcerazione imposta nel settembre 2016 ad Ahmet Altan, romanziere di successo e giornalista, a Mehmet Altan, docente di economia e saggista e a Nazli Ilicak, esimia giornalista – nell’abito dell’ ondata di arresti seguita al fallito golpe del luglio 2016, con l’accusa di aver tentato di rovesciare l’ordine costituito con l’uso della violenza e della forza. I magistrati intendevano in origine muovere agli imputati l’accusa di aver trasmesso dal teleschermo “messaggi subliminali” ai fautori del golpe mentre partecipavano a una tavola rotonda. L’ondata di ridicolo suscitata nell’opinione pubblica li ha portati a cambiare l’accusa, imputandoli di aver usato un linguaggio “invocante il golpe”. In effetti l’agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu ha definito il caso “Il processo per invocazione al golpe”
Come osservato nel rapporto del Commissario, le prove prese in cosiderazione dal giudice nel processo contro Ahmet Altan si limitavano a un articolo datato 2010 del quotidiano Taraf , di cui Ahmet Altan è stato direttore fino al 2012, tre dei suoi editoriali e un’apparizione televisiva. Le prove contro gli altri imputati erano altrettanto inconsistenti. Tutti questi autori vantano una carriera tesa a contrastare i colpi di stato e ogni genere di militarismo eppure sono stati accusati di aver fiancheggiato un gruppo terroristico nell’organizzazione di un golpe. Il Commissario ha individuato nella detenzione e nella condanna dei fratelli Altan l’ esempio di un sistema più ampio di repressione, esercitata in Turchia contro chi esprima dissenso o critiche nei confronti delle autorità. A suo giudizio queste carcerazioni e questi processi si pongono in violazione dei diritti umani e minano lo stato di diritto, opinione condivisa da David Kaye, relatore speciale dell’ONU sulla libertà di espressione, che ha definito il procedimento un “processo spettacolo”.
La stessa Corte costituzionale turca ha condiviso le critiche. L’11 gennaio di quest’anno ha dichiarato illegittima e lesiva dei diritti degli imputati la carcerazione preventiva inflitta a Mehmet Altan e al collega giornalista Sahin Alpay , ordinandone la scarcerazione, ma i magistrati competenti per il primo grado di giudizio si sono rifiutati di applicare la sentenza della Corte, in aperta violazione della costituzione. Signor Presidente, Lei non può trascurare il fatto che la ribellione degli organi di giudizio penale inferiori e questa sentenza illegale sono state appoggiate dal portavoce del suo governo.
Il 16 febbraio 2018 i fratelli Altan e Nazli Ilicak sono stati condannati all’ergastolo aggravato ed esclusi da qualsiasi futura amnestia.
Signor Presidente, noi sottoscritti condividiamo l’opinione di David Kaye: “La sentenza del tribunale che condanna i giornalisti all’ergastolo aggravato a causa della loro opera senza addurre prove sostanziali del loro coinvolgimento nel tentative di golpe nè garantire loro un giusto processo, rappresenta una grave minaccia al giornalismo e a ciò che resta della libertà di espressione e della libertà di stampa in Turchia.” Signor Presidente, nell’aprile 1998 in base al medesimo articolo 312 del Codice Penale, lei stesso fu privato dell’incarico di sindaco di Istanbul, interdetto all’attività politica e condannato a dieci mesi di carcere per dei versi citati durante un discorso pubblico nel dicembre 1997. Fu un atto ingiusto, illegale e crudele. Molte organizzazioni di tutela dei diritti umani che all’epoca presero le sue difese oggi inorridiscono di fronte alle violazioni di tali diritti perpetrate nel Suo paese. Contro la recente sentenza si sono schierati tra gli altri Amnesty International, il PEN Internazionale, il comitato di protezione dei giornalisti, Article 19, e Giornalisti senza frontiere.
Nel corso di un cerimonia in onore di Çetin Altan, il 2 febbraio 2009, lei dichiarò pubblicamente che “questa non è più la vecchia Turchia che condannava al carcere i suoi grandi scrittori– quell’epoca è finita per sempre”. Tra il pubblico erano presenti i due figli di Çetin Altan : Ahmet and Mehmet. Nove anni dopo vengono condannati all’ergastolo, non siamo di fronte a una fondamentale contraddizione?
Signor Presidente, date le circostanze esprimiamo la preoccupazione di molti all’interno della Turchia, dei suoi alleati e delle organizzazioni multilaterali di cui il paese è membro. Chiediamo l’abrogazione dello stato di emergenza, un rapido ritorno alla legalità e la piena libertà di parola e di espressione. Tutto questo condurrà a una rapida assoluzione in appello della signora Ilicak e dei fratelli Altan e all’immediata scarcerazione degli altri detenuti ingiustamente. Meglio ancora, porterà la Tuchia a fare nuovamente parte con orgoglio del mondo libero.
(Traduzione di Emilia Benghi)
Svetlana Alexievich (2015 Nobel Prize in Literature)
J.M. Coetzee (2003 Nobel Prize in Literature)
Claude Cohen-Tannoudji (1997 Nobel Prize in Physics)
Albert Fert (2007 Nobel Prize in Physics)
Serge Haroche (2012 Nobel Prize in Physics)
Oliver Hart (2016 The Sveriges Riksbank Prize in Economic Sciences in Memory of Alfred Nobel)
Kazuo Ishiguro (2017 Nobel Prize in Literature)
Elfriede Jelinek (2004 Nobel Prize in Literature)
Herta Müller (2009 Nobel Prize in Literature)
V.S. Naipaul (2001 Nobel Prize in Literature)
Richard J. Roberts (1993 Nobel Prize in Physiology or Medicine)
Wole Soyinka (1986 Nobel Prize in Literature)
Joseph Stiglitz (2001 The Sveriges Riksbank Prize in Economic Sciences in Memory of Alfred Nobel)
Mario Vargas Llosa (2010 Nobel Prize in Literature)
Fonte