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Sandro Ferri e Sandra Ozzola raccontano al Corriere della Sera come è nata la e/o

Tutto cominciò dalle ceneri della Vecchia Talpa: così si chiamava la libreria alternativa romana in cui lavorava Sandro Ferri prima di incontrare la sua futura moglie Sandra Ozzola, torinese, che si era appena laureata in russo. Le due Talpe mettono su casa nel ’79. La casa si chiama e/o, una piccola azienda a conduzione familiare. Famiglia allargata, con molti amici, da Grazia Cherchi a Goffredo Fofi, da Domenico Starnone a Anita Raja. “La scommessa fu quella di far conoscere sistematicamente e senza pregiudizi ideologici la letteratura dell’Est europeo”. Oggi e/o ha una quindicina di dipendenti giovanissimi e una base a New York, dove le Talpe nel 2005 hanno fondato la Europa Editions, che propone romanzi italiani (e non solo) ai lettori americani.

Nel 1981, quando ancora Kundera non è quasi nessuno, Sandro & Sandra corrono a Parigi per proporgli di dirigere una Collana praghese. Sandro: “Ricordo lunghe chiacchierate e grandi risate. Non era il tipo di dissidente che metteva la politica al primo posto. La sua preoccupazione era quella di dare il senso della complessità praghese, della convivenza di culture”. A Parigi incontravano anche lo scrittore polacco Kazimierz Brandys. Sandro: “Quando Brandys morì fu come se mi fosse morto uno zio. Mentre Kundera era bizzarro e estroverso, Brandys era tranquillo, un uomo che si portava dietro una grandiosa idea della Storia che comprendeva il senso dell’ironia e della beffa. Aveva vissuto tutto, dal nazismo al totalitarismo stalinista”.
Le prime incomprensioni con Kundera vengono dai traduttori: “Kundera era innervosito dalla presenza degli accademici, non gli piacevano perché pretendevano di scrivere note e introduzioni. E’ stato questo uno dei motivi per cui ha detto basta”. La speranza era comunque quella di ottenere i diritti dell’Insostenibile leggerezza dell’essere: “Diceva: vediamo, forse… Ma per sua moglie eravamo troppo piccoli. E quando il libro è andato all’Adelphi ci siamo offesi”.

Chiusa la vicenda Kundera, restano però i “suoi” scrittori. Tra questi, Hrabal. Sandra: “Era una specie di poeta pazzo: una volta per le strade di Capri se la prese con i sacchi della spazzatura improvvisando un’invettiva comico-visionaria e surreale contro l’immondizia”.
Hrabal nelle birrerie di Praga è un cult. Sandro: “Alla Tigre d’Oro c’era un tavolaccio a capo del quale stava lui, Hrabal, e intorno i suoi amici, artisti e artigiani, fabbri e falegnami, che si portavano da casa il fagotto con il pane e il salame. In aggiunta, a rotazione, un paio di giovani delfini cechi e ogni tanto qualcuno che arrivava da fuori senza appuntamento: un giornalista, un agente, un editore straniero, un fotografo. Se volevi incontrarlo sapevi che lo trovavi lì”. E lui come reagiva all’intruso? “O si incazzava e lo cacciava, oppure gli diceva: siediti. Dovevi solo sperare che fosse in buona… Una volta cacciò malamente un traduttore in cerca di guai”. Le talpe ricordano quando nel ’95 Hrabal arrivò con un autista nell’hangar vuoto del Lingotto, dove si teneva il salone del Libro: “Eravamo lì ad accoglierlo in grande agitazione, ma non volle scendere dalla macchina, piccolino com’era rimase attaccato al sedile di quella grossa auto nera e lucida. A volte odiava tutti e non riusciva a nasconderlo”.

Familiarità, amicizia, vicinanza, rispetto. Le sfumature del rapporto con l’autore sono molteplici. Ma ci sono anche le relazioni impossibili. Con Thomas Pynchon, per esempio, che figura nel catalogo e/o con un paio di libri. Il suo volto lo conosciamo solo da una vecchia fotografia giovanile. Sandro “un giorno di una decina d’anni fa mi trovavo a New York e accompagnavo a scuola il figlio di una mia cugina. Fu mia cugina a dirmi: quello è Pynchon… Un tipo buffo, alto e dinoccolato, un po’ imbranato. Era lì che stava organizzando tranquillamente una festa per la classe di suo figlio”.

A Berlino Est, le due Talpe vanno dopo aver letto Cassandra, il primo romanzo di Christa Wolf. Sandra: “Abbiamo avuto un rapporto molto caloroso con lei e con suo marito Gerhard, una coppia buffa e inossidabile, grandi bevitori di vino e grappini, e ottimi cuochi”. Sandro: “La prima volta ci portarono in giro in auto per le strade di Berlino Est, che finivano tutte ossessivamente contro il Muro. Abitavano a Friedrichstrasse: ricordo che la sera ci salutavamo alla fermata del metrò, sulla frontiera, a pochi metri dal filo spinato. Era come abbandonarli in prigione”. La Wolf fu accusata di collaborare con il regime di Honecker: “Erano accuse ingiuste per una scrittrice che con i suoi libri e con i suoi interventi pubblici aveva sempre sostenuto un socialismo riformato democraticamente, a costo di subire l’emarginazione e gli insulti. Senza dire che poi si scoprì che per vent’anni fu lei ad essere spiata dalla Stasi”.

Einaudi, Adelphi, Feltrinelli: è la costellazione editoriale a cui hanno sempre guardato Sandro & Sandra. “Ma soprattutto ci piaceva Adelphi, per la serietà, per lo spazio geografico di cui si occupava, ma anche per il rapporto diretto che stabiliva con il lettore. A differenza dell’Einaudi, che ha sempre avuto la pretesa di formare e un po’ di indottrinare. Per noi di sinistra è difficile ammetterlo, ma era così. La Feltrinelli, era più scanzonata e alla fine, forse, più libera”. Tra le libertà di e/o ci sono autori che esorbitano dalla linea Est-Ovest delle origini. E sembra un beffa del destino il fatto che uno dei titoli più eccentrici del catalogo, L’eleganza del riccio di Muriel Barbery, sia diventato anche, in poco tempo, il bestseller storico della casa editrice, in vetta alle classifiche italiane da un anno.

Un altro eccentrico, a tutti gli effetti, è Jean-Claude Izzo. Sandra: “Una persona strana di cui si innamoravano tutti, uomini e donne, taciturno, gran fumatore e non certo bello, eppure emanava un fascino e una vicinanza sentimentale”. Sandro: “L‘ultima volta che venne a Roma, nella primavera del 2000, era felice, si era appena risposato con una ragazza francese. Per la fine dell’anno volevamo organizzare un incontro con Camilleri al Teatro Argentina. In settembre ci chiamò per dire che aveva un tumore ai polmoni, ma ci invitò a passare il Natale con lui a Marsiglia. Non siamo andati e in gennaio morì”.
Izzo fu un consiglio di Carlotto e Carlotto fu un consiglio di Grazia Cherchi, che aderì al comitato di sostegno per la sua kafkiana vicenda giudiziaria. Così, fu la prima a leggere la sua autobiografia. Sandro: “Non c’è più nessuno come lei, capace di essere idealista e radicale, ma anche molto generosa e realista nel lavoro. Ricordo che un giorno si parlò di festeggiare i 15 anni della casa editrice: lei prese subito il telefono e cominciò a chiamare Benni, Gambarotta, Lerner, Giudici, Clara Sereni, Bellocchio, Pivetta, Deaglio, perché partecipassero. Così nacque un tour di presentazioni in tutta Italia”.

Con la sua svolta noir, Carlotto diventa una pietra miliare della e/o: 10 mila copie a titolo l’anno sono una bella boccata d’ossigeno. Sandra: “Due anni fa Massimo a New York ottenne l’Edgar Allan Poe Award. Serata di gala in un grande albergo, un migliaio di persone. Uomini in smoking, compresi Massimo e Sandro. A un certo punto della serata Stephen King rovesciò addosso a Sandro un bicchiere di vino”. Sandro è lì accanto e sorride. E continua a sorridere, sornione, anche quando salta fuori il nome di Elena Ferrante, la scrittrice misteriosa che nessuno conosce tranne le due Talpe: “Quando ci portò L’amore molesto, si pose un problema serio: siccome il libro trattava di argomenti delicati sul piano biografico, lei non voleva che comparisse il suo vero nome. Fu lei a proporre Elena Ferrante. La cosa nacque seriamente, ma dopo ci siamo molto divertiti”. Sandra: “Non è casuale che non si mostri, sono romanzi forti e intensi, anche sgradevoli, per i quali ci vuole molto coraggio…”. Dunque, è escluso che si tratti di un uomo, come qualche volta si sospetta, per esempio facendo il nome di Starnone? Sandro: “Io l’ho vista più volte, e posso escludere che si tratti di un uomo”. Uscirà prima o poi dall’anonimato? Sandra: “Difficile. In questa situazione non sta affatto male. E’ un modo per proteggersi dai riflettori e per lasciare che sia solo la sua opera a parlare”. Il paradosso è che l’anonimato stimola invece tentazioni opposte. Sandro: “Mah, a me comunque ‘sta storia mi diverte ancora”.
A proposito, ora che non c’è più Grazia a darvi una mano, come pensate di festeggiare i trent’anni di e/o? Risposta: “Con una vacanza al mare”.

Paolo Di Stefano, Corriere della Sera, martedì 7 ottobre 2008