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Madri e figlie in autunno alle Edizioni E/O

Madri e figlie in autunno alle Edizioni E/O di Sandra Ozzola*

L’altro giorno Concita de Gregorio, autrice di un bel libro importante, Una madre lo sa, ha scritto: “…non le madri: questa madre, e poi questa, e questa…”.
E’ così, madri tanto diverse. E figlie (combinazione tutte figlie femmine, è un caso?).
Ieri ho messo sulla mia scrivania i libri in uscita della nostra casa editrice e sono stata lì a guardarmeli per un po’.

L’amore mio non può di Lia Levi. Una madre alle prese con la Storia - parliamo di Roma dal ‘38 al ‘43 e di una madre ebrea rimasta a badare da sola alla figlia piccola dopo il suicidio del marito, distrutto dagli effetti delle leggi razziali. La figlia le è stata affidata, ha ricevuto l’incarico di salvarla e lei porterà a termine il suo compito con una specie di seria concentrazione, venata di sprazzi di leggerezza. E’ un lavoro davvero difficile, il suo, e lascia poco spazio a dubbi, anche se il senso della sua inadeguatezza la accompagna implacabile. Solo alla fine si renderà conto di “avercela fatta” seguendo vie del tutto bizzarre e talvolta incomprensibili.

Christa Wolf Un giorno all’anno. Un libro davvero fondamentale, per chi ama la grande scrittrice tedesca. Da mettere sul comodino per leggerlo un po’ alla volta, vedendo scorrere 40 anni di storia tedesca, ma anche 40 anni di vita (appassionante) di una delle maggiori scrittrici del nostro tempo e 40 anni di vita di una donna e di una madre che racconta ogni anno la giornata del 27 settembre, vigilia del compleanno della figlia più piccola, Tinka. Nel corso del tempo la preparazione del compleanno cambia: Tinka piccola fa qualche capriccio, domande buffe, aspetta sorprese e candeline, più grande chiederà libri, e poi sarà fuori con il ragazzo, quindi si saprà che aspetta dei figli, e i figli cresceranno. E la sua mamma, Christa, sarà ancora lì a cercare di essere presente per il suo compleanno, nonostante anche nella sua vita la Storia si infili invadente. La Germania orientale degli anni Sessanta, il Comunismo, il Partito, e poi il muro su e il muro giù e gli incontri pubblici sempre più fitti e faticosi, le crisi politiche, i dubbi, il controllo della STASI, i dibattiti e gli scherzi col suo carissimo marito Gerhard (che per fortuna è sempre lì, accanto a lei: E’ l’unica di queste storie in cui il marito-padre è presente e fondamentale). Ma non le basta. Christa ha anche tutta la sua intensissima vita da scrittrice da vivere: un anno dopo l’altro nascono i suoi grandi romanzi, Il Cielo diviso, Trama d’infanzia, Cassandra, Recita estiva, Medea e lei lavora con disciplina e mille angosce ogni giorno alla sua scrivania e poi corre a fare la spesa, e poi a incontrare qualche grande personaggio, a cercare il regalo giusto per Tinka, a un incontro coi lettori… Ma come ha fatto? E come è potuta rimanere la donna tanto disponibile, affettuosa e curiosa che io ho conosciuto e frequentato in questi anni? Sarà per questa fatica di tenere tutto assieme, vivendo ogni aspetto della vita col massimo di intensità e profondità possibile, che Christa da sempre sta male, ha un cuore matto che ogni tanto la costringe a fermarsi e farsi curare e le impedisce, per esempio, di venire in Italia a incontrare le sue lettrici e a presentare i suoi libri, riempiendoci di nostalgia?

Rivoglio la mia vita di Veronica De Laurentiis. Una mamma bellissima (Silvana Mangano) famosa, ricca, amata e straordinariamente infelice. Così infelice da non riuscire a trasmettere amore alla figlia Veronica. E Veronica che cresce tanto desiderosa di compiacere l’amatissima madre da arrivare a non poter più amare sè stessa, a non sapersi difendere dalla vita e dagli uomini. A un punto tale che non riuscirà a proteggere le figlie da un padre-mostro. Ci sono così tanti episodi drammatici, anche tragici, nel libro, eppure io mi commuovo fino alle lacrime nel leggere le scene in cui la madre impedisce alla giovanissima figlia di mettersi i vestiti che lei ama per ingabbiarla in tuniche sofisticate e severissime. Perché una madre può essere così dura con la propria figlia? Che cosa hanno fatto a lei, per renderle così difficile lasciare che sua figlia si senta bella, riuscita? Un male che passa da una generazione all’altra senza che ci sia colpa alcuna, senza che si riesca a spezzare il filo della sofferenza. Veronica spera che sia il suo libro lo strumento per farlo e noi le auguriamo di cuore che sia vero.

Elena Ferrante La figlia oscura. C’erano una volta le mamme-tutte-sacrificio e i figli-gioie-e-dolori. Poi con enorme fatica le donne sono uscite di casa e hanno cercato di avere un posto nel mondo, ma intanto i figli a casa ne soffrivano. Fino ad arrivare a un’epoca in cui avevamo capito tutto, come essere interamente madri e interamente donne e ci sono state storie di bellissime maternità, vissute senza apparenti contraddizioni. Almeno così è sembrato a me, mentre crescevo mia figlia. Mi pareva sempre che le altre fossero sì provate, ma in una tale costante sintonia con i propri figli da vivere gravidanze bellissime, da poter dormire le poche ore in cui il bambino o la bambina dormivano, da saper giocare divertendosi con loro anche se mille preoccupazioni le torturavano e così via… ma questo è solo un primo piano di lettura del libro di Elena Ferrante. Che può generare in molte lettrici un gran senso di “vicinanza”, ma non è tutto lì. (A questo proposito vorrei citare una recensione apparsa sul Foglio. Ci potete arrivare cliccando qui. Sembra incredibile che ancora oggi si possa scrivere una tale sfilza di affermazioni superficiali e reazionarie su un tema tanto complesso, al punto da generare addirittura un effetto comico.) No, non è tutto lì. Se le mie amiche più giovani e senza figli divorano il romanzo e ne restano così colpite, se donne, ma anche uomini, si identificano con questo o quel personaggio, addirittura con la bambola, c’è qualcosa di molto profondo che viene toccato. Qualcosa che va ben al di là del sacrificio fatto in gioventù dalla protagonista (quando ha abbandonato parzialmente studi e lavoro per crescere le figlie) e dalla sua colpa. Mah! Mi piacerebbe sentire in proposito qualche parere. Mamme o non mamme, donne o non donne, figlie o figli…

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*Sandra Ozzola e Sandro Ferri sono gli editori delle edizioni e/o