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Graham Greene è vivo, sta a Cuba e si fa chiamare Pedro Juan Gutiérrez

Autore: Antonio D'Orrico
Testata: Corriere della Sera Magazine
Data: 20 aprile 2006

Un inglese di nome Greene, di professione giornalista (in realtà scrive l’oroscopo) arriva a Cuba (al tempo di Batista, prima della rivoluzione) e viene scambiato per il celebre scrittore Graham Greene.

L’uomo, lusingato dall’equivoco, lascia credere di esserlo davvero. Il falso Greene va in un locale dove si esibisce un travesito soprannominato Superman, se ne innamora e ci finisce a letto. Il giorno dopo, il falso Greene va a trovare Superman in camerino prima dell’inizio dello spettacolo. Ma, colpo di scena, si scopre che in camerino c’è il cadavere di un uomo. Superman e il falso Greene vengono arrestati e accusati di omicidio. La notizia fa il giro del mondo: il celebre scrittore Graham Greene, autore di romanzi come Il potere e la gloria e Una pistola in vendita, è sospettato, in complicità con un suo amico travestito, di omicidio.

La notizia giunge anche al vero Graham Greene in vacanza sull’isola di Capri. Lo scrittore sta per dettare una smentita alla stampa quando il suo editore gli dice di lasciar perdere. Quella fosca storia può essere una formidabile pubblicità per il lancio del suo nuovo romanzo. Lo scrittore ascolta il consiglio del suo editore però, divorato dalla curiosità, parte per Cuba per scoprire cosa è accaduto. Giunto all’Avana, il vero Graham Greene si perde in un intricato giallo a base di servizi segreti, partiti comunisti clandestini, fantomatiche orgnizzazioni che danno la caccia agli ex nazisti rifugiati a Cuba e, infine, boss mafiosi italiani.

Pedro Juan Gutiérrez è uno scrittore cubano over 50 del quale ho già parlato con estremo favore in questa rubrica ai tempi della pubblicazione in Italia della splendida Trilogia sporca dell’Avana. Anche Il nostro GG all’Avana merita lodi e applausi. Qui Gutiérrez onora la maestria di Graham Greene, che appare sempre più uno dei maggiori scrittori del secolo scorso, ma lo fa (e qui dimostra tutta la sua bravura e intelligenza) in forma di leggera parodia, una parodia ispirata da rispetto e amore. Il risultato è un romanzo divertente e rapido, asciutto e lindo, che fa il verso alla divina maniera del vero Greene e rivela una lancinante nostalgia per quell’insuperabile modo di scrivere (e, cioè, di pensare e vivere).

Leggendo Gutiérrez mi sono reso conto di quanto ci manchi Graham Greene, di quanto ci manchino i suoi tormentati eroi, di quanto ci manchino le sue frasi perfette. Graham Greene raggiunse nella sua arte il vertice assoluto. Non ci sono romanzi più belli dei suoi. E penso proprio che Gutiérrez sia d’accordo (anzi credo che abbia scritto Il nostro GG per rammentarcelo).

Dato a Greene quel che è di Greene, bisogna dare a Gutiérrez quello che è di Gutiérrez. La disinvoltura del suo stile non deve trarre in inganno, lo scrittore cubano sa arrivare con la sua miscela di sentimento e di ironia al cuore delle cose. Segnalo, in particolare, la velocità (lieve) del suo passo narrativo, la fulmineità (cinematografica) delle scene madri, la felicità dei personaggi.

Di lui so poco, so che ha fatto mille mestieri (anche lo strillone, anche il gelataio), so, grazie a questo libro, che ha saputo far rivivere Graham Greene (impresa non facile). E penso che Greene, a richiesta, avrebbe controfirmato, con piacere, come suo questo romanzo.