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Tre

Autore: Elisabetta Bolondi
Testata: Sololibri
Data: 6 luglio 2020
URL: https://www.sololibri.net/Tre-Mishani.html

Che romanzo intrigante, ben costruito, pieno di una forma di suspense tutta psicologica, calibrata, distribuita nelle pagine del libro con maestria. Tre di Dror Mishani (E/O, 2020, trad. A. Shomroni), già divenuto in patria un best seller, è diviso in tre capitoli, legati l’uno all’altro in una sorta di scatola cinese nelle quali un personaggio maschile, Ghil, ricorre nelle storie che coinvolgono tre donne, diverse, sconosciute l’una all’altra, provenienti da mondi lontani.

L’autore israeliano, esperto in storia del romanzo giallo, ci racconta di Orna, lasciata dal marito Ronen che si è rifatto una vita in Nepal con una tedesca di nome Ruth, madre di molti figli: invece lei è rimasta sola con Eran, nove anni, molto sofferente per la scomparsa del padre. Sola e depressa, con un lavoro di insegnante poco soddisfacente, consulta un sito di divorziati e comincia a frequentare Ghil, un uomo piacevole ma non fascinoso, abbastanza misterioso, che si lega a lei anche se a fasi intermittenti. Piena di sensi di colpa la donna comincia a vedersi, cenare, frequentare alberghi dove fare sesso di nascosto, anche se non può non parlare del nuovo amico al figlio Eran, su consiglio dello psicologo che ha il bambino in terapia. Poi c’è la badante lettone Emilia, sola al mondo: si è occupata dell’anziano Nachum, accompagnandolo alla morte, che casualmente è il padre di Ghil, e anche con Emilia l’uomo che si dice avvocato intraprende una relazione alquanto anomala. Infine ci sarà una giovane studiosa della Shoah, Ella, che seduta davanti a un portatile fuma sigarette e accetta di chiacchierare e vedersi con Ghil, anche lui frequentatore del bar. Lei è sposata, madre di tre bambine, accetta con riluttanza le proposte dello strano e insistente corteggiatore, e tuttavia intraprende con lui un rapporto fatto di messaggi: appuntamenti, promesse, rimandi, smentite.

Il libro è da leggere con il fiato sospeso, pieno com’è di inediti colpi di scena, soprattutto nella parte finale. Meglio non dire di più, per lasciare ai lettori la sorpresa benissimo confezionata da Mishani: una scrittura tesa e incalzante, la sua, anche se si sofferma su tanti dettagli e particolari dell’arredo, del vestiario, dei cosmetici, che ci consentono di entrare fin dentro case, appartamenti d’affitto, alberghi, case di riposo. Interni squallidissimi, per lo più, che ci mostrano una Tel Aviv minore, nelle strade periferiche percorse da Emilia in autobus per raggiungere una chiesa cattolica officiata da un giovane e biondo prete polacco, o da Orna che porta il figlio sulla spiaggia, al centro commerciale, al McDonald, il tutto senza gioia, senza allegria, senza speranza di felicità. La cifra della personalità di questi personaggi femminili è la solitudine, la mancanza di coraggio, il lasciarsi trascinare dagli eventi, anche se lo strumento di questo abbandonarsi al destino si identifica con un uomo bugiardo e ambiguo, grassoccio e privo di appeal, alle quali tuttavia le donne coinvolte sembrano non saper resistere.

Per alcune parti dell’architettura narrativa, Tre mi ha fatto pensare al romanzo di Michael Cunningham Le ore, sapiente costruzione che riesce a mettere insieme più tempi e più luoghi in una sintesi sorprendente per il lettore. È in preparazione una serie TV: inevitabile!