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Recensione Echi in tempesta

Testata: Chiacchiere letterarie
Data: 11 luglio 2020
URL: https://www.chiacchiereletterarie.it/recensione-echi-in-tempesta-di-christelle-dabos/

Da dove cominciare? Non è semplice raccontare una fine, specie quando è così complessa come in Echi in tempesta. C’è Ofelia è c’è Thorn, ovviamente, e ci sono anche tutti i personaggi che abbiamo imparato ad amare nei volumi precedenti (chi più, chi meno). Ma ci sono anche il Dritto e il Rovescio, il qui e ora e il là attraverso lo specchio.

Ci sono risposte, in questo volume, tante risposte; forse a volte fin troppe tutte insieme, così dense e fitte da farci girare la testa, così intense che potrebbero bastare a raccontare altre tre saghe. La prima sensazione, girata l’ultima pagina, è quella di una grande confusione. La Dabos ci ha appena riversato in faccia tutto, tutto quello che ha celato in questi anni, tutti i risvolti misteriosi che ci hanno ossessionati leggendo la saga. Chi è davvero Eulalia Diyoh? Cosa sono gli Echi? Chi è Ofelia e qual è il suo ruolo in tutta questa vicenda? E perché è così legata a Dio e alle sue macchinazioni?

Preda della brama di sapere, di conoscere la verità sulla Lacerazione, sulle Arche, sugli Spiriti di Famiglia, leggiamo con talmente tanta avidità che arrivati all’ultima parola abbiamo quasi la sensazione di aver terminato un folle giro di giostra.

Dov’è il sopra e dove il sotto? E se fossimo stati appena invertiti anche noi?

Ci vogliono diverse ore perché tutto questo mare di informazioni sedimenti. Nel mio caso, una notte intera di riposo e una mattinata di riflessione per riprendere il bandolo della matassa e cominciare a scioglierlo. Ma quando si raggiunge finalmente il Nirvana e si iniziano a vedere tutti i fili, non si può fare a meno di provare un senso di magnificienza.

Tutto torna, alla fine di questo quarto volume. E anche se il percorso è stato tutt’altro che lineare, anche se ci è parso di aver fatto talmente tante giravolte da non riconoscere più cielo e terra, alla fine di tutto la strada la vediamo eccome: Christelle Dabos non ha mai perso la rotta.

Ci ha nutrito di spunti fin dal principio, gettando esche che ha raccolto completamente solo in questo finale. I tasselli si sono infine incastrati alla perfezione, i dubbi e le lacune si sono riempiti, pagina dopo pagina. E lo hanno fatto in modo estremamente affascinante. (...)