E’ strana la storia di Violette Toussaint, la protagonista del romanzo “Cambiare l’acqua ai fiori” (Edizioni e/o, pp.473, € 18) scritto da Valérie Perrin. Violette ha avuto un’infanzia triste, è cresciuta in un orfanotrofio e in sé porta il dolore di essere stata rifiutata dalla madre. Sposatasi giovanissima con un ragazzo bello e immaturo, è tutta presa dalla nascita della sua bambina. Violette, donna matura, è ormai divisa dal marito e di lavoro fa la guardiana ad un piccolo cimitero, occupazione che le permette di vivere dignitosamente.
L’attività, a dispetto del luogo in cui risiede, le regala la possibilità di incontrare tanta gente che, venuta a posare un fiore sulla tomba dei propri cari, si ferma a chiacchierare con lei in un continuo scambio di confidenze. Una fra tutte, quella di una donna che vuole essere sepolta nella tomba di uno sconosciuto, o così pensa il figlio allibito dalle ultima volontà materne. Violette ascolta tutti, pacata e apparentemente tranquilla, solare e forte. Eppure, anche la sua esistenza è stata violentata dalla morte e la sua lenta risalita è una lunga e faticosa scalata.
“Cambiare l’acqua ai fiori” è un libro a tratti poetico, pieno di forza come la protagonista che porta con grazia il delicato nome di un fiore e che, pur avendo sofferto molto, inconsapevolmente non ha mai perso la speranza di rinascere.