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La memoria è una gallina dalle uova d'oro

Autore: Fabrizio Ottaviani
Testata: Il Giornale
Data: 23 agosto 2020

Da quando è morto il marito - l'ha trovato stecchito con la testa affondata nella mangiatoia dei maiali - l'umore della protagonista del nuovo romanzo di Sacha Naspini, Nives (edizioni e/o) è precipitato. L'unica figlia abita in Francia e se insiste affinché la madre si trasferisca in Linguadoca è per approfittare della rendita che offre il podere di famiglia. Non se ne farà niente, ma vivere senza compagnia pesa. Un fardello alleviato da Giacomina, la gallina che Nives trasforma da animale da cortile in animale domestico ottenendo in risposta l'aperto disprezzo della comunità locale, certa che alla vedova abbia dato di volta il cervello. In realtà, si tratta di una terapia psicologica fai-da-te: «Giacomina le serviva da cavalcavia tra la morte del marito e il contorno di sé ridisegnato nella solitudine». L'idillio con la bestiola è dominato da un affetto cosi disinteressato da configurare un apologo francescano sulla capacità di amare, almeno finché non va in frantumi: una sera, mentre dalla poltrona più comoda del soggiorno è impegnata a seguire una trasmissione televisiva, la gallina cade in stato catatonico. Anche se l'ora di cena è trascorsa da un bel pezzo, non resta che telefonare al Bottai, il veterinario, una vecchia conoscenza con il vizio della bottiglia. Visto che la moglie dell'uomo russa già come un bersagliere, la telefonata può estendersi illimitatamente, nonché mutare di oggetto. Se all'inizio domina lo sconcerto («Una chioccia sul comodino?»), in seguito la chiacchierata tocca argomenti sempre più incresciosi, da pescare nel passato remoto del borgo sul quale galleggia un presente omertoso. Una ragazza volata giù dal campanile nel giorno di mercato, forse suicida, forse assassinata. Un adone di provincia dongiovanni e bisessuale manovrato come un burattino. La conversazione descrive una spirale centripeta che affronta questioni sempre più intime, fino a prendere di petto il buco nero esistenziale. «Una certa Nives è stata massacrata nell'82. Quello che è successo dopo è un'altra cosa. Non è roba da poco vivere con lo spettro di quel che saresti potuta essere. Ti guardi allo specchio e prima di darti il buongiorno vedi quello».

Lo diceva anche Kierkegaard, la vita è fatta di bivi, è questa la sua tragedia. Prendiamo a destra, e in quel momento seppelliamo l'uomo che avrebbe preso a sinistra.