Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Alla fine di un giorno noioso

Autore: Matteo Strukul
Testata: Sugarpulp
Data: 17 maggio 2011

Torna Massimo Carlotto, uno dei maestri del noir e dei numi tutelari di Sugarpulp, e lo fa in grande stile: con un libro – “Alla fine di un giorno noioso” – che riprende dopo circa dieci anni uno dei suoi personaggi più riusciti e crudeli.

Perché Giorgio Pellegrini, già protagonista di “Arrivederci amore ciao” – un romanzo che valse a Carlotto una nomination all’Edgar Award – è allo stesso tempo un predatore e un servo, un dominatore e un lacché. Ed è forse proprio grazie a questa duplice visione di carnefice e vittima che l’autore padovano firma uno dei suoi capolavori.

Carlotto “gira” la storia dieci anni dopo i fatti del precedente romanzo: Pellegrini – grazie all’avvocato Sante Brianese, ora onorevole – si è ripulito la fedina penale, è proprietario di un locale alla moda di una città del Veneto, si è affermato come prezioso gourmet, conosce gli abbinamenti perfetti fra carni e vini ma l’istinto è sempre quello perchè non si può addomesticare un predatore. E quando il suo avvocato e mentore gli comunica che un affare immobiliare sfortunato gli costerà due milioni di euro, Pellegrini fiuta la trappola.

Ne esplode una guerra senza esclusione di colpi, a base di doppi giochi, politici corrotti, puttane d’altobordo, papponi russi, fino ad arrivare alla ‘ndrangheta.

L’intreccio è ricco di prospettive e sfumature, Carlotto da questo punto di vista non è mai stato secondo a nessuno, e la sua penna – sempre agile e ficcante – ci restituisce una descrizione chirurgica, financo impietosa di un Nordest avvelenato da guerre di potere e collusioni.

“Alla fine di un giorno noioso” è un noir straordinario, soprattutto è un noir vero, alla faccia delle stravaganti definizioni che ne vengono date nel nostro Paese. Perché in queste pagine si respira la vera essenza del male, perché Pellegrini è un personaggio con le ombre addosso e che lotta contro l’ineluttabile, pronto ad affondare le mani nel fango pur di venirne fuori.

Splendida la fusione di stili, le atmosfere livide alla Jean Patrick Manchette, incrociate con un’ironia nera come inchiostro che pare uscire direttamente dalle pagine di Jim Thompson, ma poi ogni paragone risulta riduttivo e lascia il tempo che trova.

Il punto è che Carlotto è oggi più che mai il noir in Italia: per quella sua capacità di restituire in modo chiaro, efficace, lirico, il riflesso nitido di un Sistema-Paese deformato, annichilito dall’egoismo e dalla fame di potere, sbranato dalle differenze di classe e reddito, prosciugato dal dilagare delle nuove forme di criminalità, così pervasive e polimorfe da inghiottire tutto ciò che trovano sul proprio cammino.

“Alla fine di un giorno noioso” è dunque uno splendido romanzo che racconta in modo esemplare una deriva umana, tratteggiata con tutte le proprie miserie, gli istinti più bassi, la volontà di prevaricazione, il maschilismo più cupo e bestiale, frullando in una girandola rabbiosa e sanguinaria una storia che incrocia personaggi complessi e contraddittori, ricchi di vizi e poveri di virtù, eppure profondamente credibili grazie ad un’acuta, brillante sensibilità di scrittura.

Un noir da non perdere.